“Invecchiando si diventa più tolleranti; non vedo commettere alcun errore che non abbia commesso anch’io…” dice Goethe, autore che in una delle sue più famose opere ci racconta di un uomo, Faust, che vende l’anima al diavolo Mefistofele proprio in cambio della giovinezza…….

Ma, ricordiamolo, con nefaste conseguenze per l’amata Margherita e per il suo stesso figlio, che mai nascerà.

La ritrovata, falsa e sterile giovinezza, la demoniaca giovinezza di Faust, che uccide la vera giovinezza, la vera vita che nasce…IL FIGLIO.

Goethe dunque è cosciente del valore della vecchiaia e sa quanto sia disumano andare contro natura pretendendo di fermare il tempo o di tornare indietro…

E parimenti è fiero, orgoglioso della sua vecchiaia, dei suoi occhi che hanno tanto visto, delle sue mani e orecchie che hanno tanto sentito…

Per il vecchio, e non dico “anziano”, perché anziano è parola sterile neutra non vissuta, non esistono gli errori dei giovani, non perché non siano errori, ma perché prima di essere di chiunque altro quegli stessi errori sono stati suoi.

Per questo io credo fermamente che da un certo punto di vista il mondo sia più dei vecchi che dei giovani….. e lo intuivo anche quando da piccola, guardando il viso di mia nonna, riflettevo su quanti segreti e tesori celasse il  labirinto armonioso delle sue rughe…

I giovani spesso non si accorgono che quelle rughe e quei segni non sono una maschera ma, al contrario, sono il ritratto più sincero ed efficace di cosa sia la vita in tutti i suoi aspetti. 

Tutti noi sappiamo quanto sia difficile avere a che fare con i figli……ma con sorpresa, e forse con una puntina di invidia, vediamo i nostri genitori, i nonni riuscire a comunicare, a giocare e a camminare insieme ai nostri figli con saggia leggerezza, entusiasmo, VITA.

Meno presi dalla frenetica routine quotidiana, più riflessivi, più dolci di quanto non siano mai stati con noi quando erano genitori, si accostano all’infanzia, alla gioventù, con una naturalezza gioviale e consapevole.

Ma avere un giorno prestabilito in cui noi tutti ci ricordiamo di loro, di tutti i nonni, anche quelli che non hanno nipoti può aiutarci a riflettere…

La logica consumistica e il vorticoso avvicendarsi delle mode tenta di insegnarci che ciò che è vecchio si butta…

Ma noi, noi persone mature, noi bambini, noi giovani, dobbiamo aprire gli occhi, aprire le orecchie e il cuore e in silenzio- o anche con mille perché - accostarci e bere alla fonte della loro saggezza, dei loro errori, dolori, amori, sfide, guerre… e non dimenticarci che loro sono oggi ciò che noi saremo domani…

Oggi festeggiamo un nonno molto particolare che oltre ai suoi sette splendidi nipoti ne ha tanti che neppure lui sa quanti: tanti quante le spighe in un campo di grano nel mese di giugno.

Molti di questi vivono o (quando ce la fanno) sopravvivono in paesi lontani, in Congo, in Somalia, in Ruanda, nelle favelas brasiliane, in Sierra Leone, Sri Lanka.

I nomi di queste terre lontane evocano in noi immagini drammatiche, sconvolgenti.

Per un attimo ci fermiamo, doniamo qualcosa, ma poi ognuno di noi ha i suoi impegni, le sue preoccupazioni e i suoi problemi, le sue personali sofferenze e le immagini di quei piccoli corpi, di quei visi e di quegli occhi immensi e disperati  a poco a poco svaniscono, diventano sfocate, sfumate e spinte via da immagini più vicine, più imminenti meglio definite: le immagini normali della nostra vita di tutti i giorni.

Ma il nonno FOTI è in controtendenza e tutti i santi giorni è là in via del Paradiso (che anche il nome della strada sia un segno del destino?) con sempre ben presenti nella mente quelle immagini, che cerca strade che inventa modi per racimolare quello che può affinché a quei nipoti ignoti e diseredati arrivino cibo, acqua, medicine, vestiti, giocattoli, accoglienza, istruzione e, se possibile, calore umano: merce rara ai giorni nostri, sia per i giovani che per i vecchi.

La festa odierna non è solo per i nonni ma anche per le nonne.

Nonna è voce del tardo latino e significa monaca, ma anche sorprendentemente balia, cioè colei che nutre i piccoli altrui.

La mia non vuole essere una citazione erudita ma sta a sottolineare che la funzione di supplenza dalle nonne esercitata è sempre stata la stessa fin dalla notte dei tempi.

Esse sono le nutrici del corpo e dell’anima dei piccoli e gettano un ponte tra passato e futuro; vestali della nostra civiltà e delle nostre tradizioni.

Le voci di Paolo Manganiello e di Chiara Palumbo evocheranno la poetica figura di nonna Lucia che appare nella poesia “Davanti a S. Guido” di G. Carducci.