Intervista 12

   Come mai hai abbandonato la scuola?

 Ma, era un casino. Ho fatto il primo anno e sono stato bocciato. Poi il secondo pure, a quel punto ho deciso di lasciare. La scuola era un casino, eravamo in ventisei, ventisette in classe, un sacco di ripetenti che non avevano nessuna voglia di studiare. Facevano sempre casino, ci sono state continue sospensioni, volavano continuamente cose dalla finestra. Noi stavamo al terzo piano. La mia condotta è stata un casino.

 

Come la dispersione dell’energia, in un sistema fisico impone la ricerca delle cosiddette perdite,  così la dissipazione delle energie del sistema formativo è la fenomenologia da aggredire.

Dobbiamo ricondurci ad un più generale processo di dissipazione: lo spreco di risorse, mezzi e strutture.

Nel secolo scorso  l’insuccesso veniva imputato soltanto alla responsabilità personale del ragazzo che era ritenuto non sufficientemente dotato di determinazione nello studio o di mezzi intellettivi. Quasi si meritava il drop-out cioè l’emarginazione scolastica. I genitori dei giovani hanno sentito sicuramente espressioni come questa: “….il ragazzo è intelligente ma non s’impegna, potrebbe fare di più.” oppure “….questa scuola non è adatta” o ancora “….gli mancano le basi, si impegna ma non riesce”.

Queste espressioni erano ritenute sufficienti a interpretare i comportamenti della dispersione scolastica. E’ innegabile la scuola italiana ha avvertito la problematica con un certo ritardo rispetto al manifestarsi dei primi sintomi del disagio. Le dimensioni del fenomeno sono state esaltate dal diffondersi della scuola di massa, e sicuramente questi comportamenti giovanili erano sottesi ai nuovi bisogni ed ai problemi delle fasce sociali emergenti.

Così soltanto nella seconda metà degli anni ‘80 affiorano le prime iniziative di indagine e di orientamento nel proporre interventi di riduzione del disagio , cito il famoso  ” Progetto Giovani” che ha prodotto consensi e benefici effetti, ricordo lo slogan “Star  bene con se stessi, stare bene con gli altri, star bene a scuola” cioè l’allievo deve sentirsi a suo agio nell’ambiente scuola fin dal suo ingresso.

 

Negli anni ‘90  il progetto “REDIS” affrontava il disagio in maniera più diretta e su basi  scientifiche e individuava nella motivazione l’elemento cruciale del problema; è stato quindi attivato uno studio in profondità delle motivazioni degli abbandoni.

Successivamente vuoi per l’innovazione scientifica e tecnologica vuoi nel campo della produzione che nel campo dell’informazione e della comunicazione, vuoi per i fenomeni di globalizzazione ci si è accorti che un livello culturale generalizzato veniva sempre più a costituire una precondizione indispensabile affinché i Paesi avanzati potessero mantenere il loro livello di benessere e la qualità della vita sociale. Allora non bastava più combattere l’analfabetismo strumentale, funzionale, di ritardo ma oltre a quello occorreva ed occorre che tutti i lavoratori usufruiscano di una scolarizzazione piena, di livello secondario superiore o equivalente.

Questa è anche più o meno la connotazione della situazione attuale.

Nel sistema scolastico la conseguenza più evidente del disagio giovanile  è la DISPERSIONE Scolastica, concetto molto complesso, in quanto con questo termine si fa riferimento a tutti i casi di abbandono scolastico e di ritardo nel percorso educativo, ma anche alle varie forme di insuccesso scolastico, di inadeguato apprendimento e mancata utilizzazione delle potenzialità intellettive delle persone.

Le CAUSE di questo preoccupante fenomeno sono  molteplici, dovute a fattori di natura socio-economica, culturale e familiare, già evidenziati nei precedenti interventi.

Per quanto riguarda la SITUAZIONE IN ITALIA, pur trattandosi di un fenomeno che interessa tutto il territorio nazionale, è presente in misura diversa e con caratteristiche peculiari nelle aree geografiche del paese.

Si parla di :

 

v    dispersione da evasione nelle zone meno sviluppate economicamente e socialmente, dove il fenomeno inizia a verificarsi già dalla scuola dell’obbligo;

v     dispersione da abbandono, con riferimento alle aree più sviluppate, in cui il fenomeno interessa soprattutto le scuole superiori, poiché i ragazzi si inseriscono precocemente nel mondo del lavoro

 

La dispersione è un fenomeno soprattutto maschile: la percentuale è sempre più alta fra i maschi che fra le femmine e il divario si accentua nel passaggio agli ordini superiori di scuole.

In complesso la dispersione, in tutto il sistema scolastico italiano, secondo i dati recenti, interessa circa un quarto della popolazione scolastica in età , una vera decimazione romana.

Si tratta di un fenomeno che rappresenta un’emergenza in tutto il territorio della U.E., tanto che il Consiglio Europeo, nel maggio 2003, ha approvato i cinque parametri di riferimento del rendimento europeo in cinque aree di attenzione, tra cui spicca per urgenza l’abbandono scolastico (obiettivo: entro il 2010 abbassare a non oltre il 10%, in tutti i paesi, il tasso di abbandoni)

Negli ultimi venti anni sono state messe in atto varie strategie, anche nel nostro paese, per  COMBATTERE questo problema, tra cui spiccano il Progetto giovani e tutta la serie dei Progetti legati all’Educazione alla Salute; in questo momento il mondo della scuola è molto attento all’ individuazione di alcuni percorsi di fattibilità che, in opportune combinazioni e integrazioni, possono portare a strategie adatte ad affrontare la problematica nell’ottica della ricerca di soluzioni possibili. Ne evidenziamo i principali:

 

v    la ricerca di innovazione metodologico-didattica : per tutti gli anni novanta, ma anche prima, i docenti più accorti hanno cercato, attraverso i percorsi di ricerca-azione, di condurre importanti processi di ricapitalizzazione pedagogica e didattica, nell’ottica dello spostamento di attenzione dai processi di insegnamento a quelli di apprendimento. Ne sono testimonianza diretta le tendenze dei principali processi di riforma in atto nella scuola europea

 

v    la ricerca di nuovi contenuti disciplinari, più rispondenti alle potenzialità e agli interessi dei giovani, conseguenza diretta dell’innovazione in atto sul piano tecnico-professionale, che sta investendo il senso reale della conoscenza nella società contemporanea.

Accenniamo alla crescita esponenziale dei saperi, ai fattori di trasformazione, dovuta a processi di innovazione tecnologica e informatica continui e rapidissimi, alla contaminazione tra i nuclei epistemologici delle discipline, che stanno imponendo   riflessioni importanti sul senso di ciò che è “insegnabile” a scuola, cioè sui contenuti ritenuti irrinunciabili che costituiscono gli  ALFABETI CULTURALI delle discipline di insegnamento.

 

v     l’impulso allo sviluppo professionale dei docenti, fondamentale oggi più che mai, dato il momento critico che questo tipo di professionalità sta attraversando, dovuto a una crisi generale del ruolo socialmente percepito, che sta determinando fenomeni preoccupanti di burn-out. A questo proposito va detto che la professione docente è una di quelle ad alto rischio di logoramento “nervoso”, e sono quindi necessarie politiche adeguate di formazione come strumento di tutela e rilancio di una professionalità da difendere e implementare

 

v    potenziamento della cultura di rete, come nuovo orizzonte della cultura organizzativa dei sistemi integrati

Nell’ambito di questa ultima indicazione, soffermiamoci sul significato di CULTURA DI RETE attraverso due citazioni di carattere normativo:

 

Ø     art. 7 DPR 275/99: focalizza l’attenzione sulle possibilità aperte a tutti i livelli,  dalla collaborazione tra scuole del territorio attraverso gli accordi di rete;

Ø     art. 3 comma 4 DPR 275/99: individua nel dirigente scolastico l’organo di impulso per la costruzione di un SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO con il territorio

 

Dall’analisi di queste indicazione emerge la necessità della costituzione di un SISTEMA INTEGRATO DI EDUCATION tra tutte

 le agenzie formative istituzionali FORMALI (scuola EELL ASL) e NON FORMALI (associazioni culturali e del terzo settore, ecc.) presenti sul territorio, per riuscire a organizzare percorsi di istruzione/formazione/educazione validi e proponibili a tutti gli studenti, per garantire il loro SUCCESSO FORMATIVO

Successo formativo che ha assunto ormai un carattere direi quasi contrattuale, dal momento che è dovere dell’istituzione scolastica garantirne il raggiungimento per tutti i suoi studenti. Mi soffermerei sulla complessità e sul senso di questo termine: comprensivo di vari elementi dovuti a accurate “politiche” di formazione delle persone.

È la capacità, data agli studenti attraverso la proposta di percorsi di istruzione/formazione, di riuscire a esprimere tutto il proprio potenziale di conoscenza, in modo da potersi inserire nella società in cui si vive con prospettive valide sul piano relazionale, culturale, lavorativo.

Quindi responsabile di questa Formazione/educazione non è solo la scuola, anche se ne è l’attore principale, ma sono tutte le realtà che in qualche modo concorrono alla formazione del cittadino.

Il CONCETTO di rete può assumere quindi vari significati:

1. elemento di ricerca-azione interna di sistema (reti di scuole)

2. elemento di dialogo e comunicazione tra sistemi diversi che insistono su uno stesso territorio (reti territoriali per il sistema integrato)

 

E’ sempre più impellente la necessità di combinazione tra questi due momenti significativi di dialogo allargato, nella prospettiva della ricerca di soluzioni a problematiche di interesse immediato.

 

La legge di riforma degli ordinamenti Legge 53/03, focalizza l’attenzione su elementi di fondamentale importanza per le future politiche di istruzione/formazione, che discendono direttamente da linee europee di impostazione; vorrei citarne brevemente alcune :

Ø     scuola di massa e al tempo stesso di qualità, nell’ottica di realizzare interventi educativi adeguati alle domande e ai bisogni del  contesto territoriale

 

Ø     personalizzazione dei percorsi educativi, ma direi più specificatamente, centralità dei processi di apprendimento e quindi centralità dell’alunno e dello studente,  come elemento di attenzione fondamentale per l’ inserimento sociale e la crescita culturale dei giovani

 

Ø     scuola inserita nel territorio, capace di portare a sistema la complessità delle azioni formative e educative di tutti i soggetti istituzionali attivi, e in questo momento preciso, nel partecipare a questo evento, stiamo noi tutti realizzando in maniera SINERGICA proprio questo obiettivo …

 

E’ opinione condivisa, comunque, che solo i sistemi scolastici molto articolati e differenziati (a seconda delle attitudini e delle potenzialità degli studenti), anche in termini di metodologie, situazioni di apprendimento, tempi ed orari, ambienti, strumenti e competenze degli insegnanti abbiano una qualche probabilità di sconfiggere il fenomeno o, quanto meno, ridurne i danni per la comunità.

 

Intervista 36 F, ex alunna IP, anni 17, sta a casa

Cosa consiglieresti ad una tua compagna più giovane?

Tempo fa ad una mia amica ho detto di pensarci bene. Fino ad oggi non ho lavorato perché comunque trovare lavoro con la terza media è difficile, così sono stata in casa con mia madre. Credo che la scuola serva non solo dal punto di vista professionale ma anche per crescere come persona, per imparare a stare con la gente, e penso che questa sia la cosa più importante.