Casa di Cura Villa Immacolata

accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale

Unità Operativa di Riabilitazione dell’età evolutiva

San Martino al Cimino (VT)

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IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE-IPERATTIVITA'

 

Il disturbo da deficit di attenzione - iperattività (DDAI) è un disturbo evolutivo piuttosto frequente (3-5% dei bambini in età scolare) che consiste principalmente in una evidente disattenzione, nella iperattività e impulsività del comportamento, tali da rendere problematico il rendimento scolastico e l'adattamento sociale. La diagnosi va fatta dopo una accurata valutazione della situazione e secondo precisi criteri: ad esempio il Manuale Statistico Diagnostico americano (DSM-IV) elenca 18 sintomi, parte dei quali deve essere comparsa prima dei sette anni di età. Interviste e questionari compilati dai soggetti, dai genitori e dagli insegnanti facilitano la diagnosi. Test neuropsicologici specifici sono fondamentali per la organizzazione degli interventi. La sintomatologia pone diversi problemi nella gestione educativa del bambino sia in famiglia che a scuola, e spesso crea situazioni di conflitto tra il bambino ed i suoi coetanei, il bambino e gli educatori, gli educatori tra loro. A volte gli insegnanti possono pensare che il comportamento del bambino sia dovuto ad una educazione trascurata in famiglia, o i genitori tendono a pensare che i problemi che il bambino incontra a scuola siano determinati da atteggiamenti sfavorevoli degli insegnanti verso di lui, e questo crea delle incomprensioni. Quel che è certo è che l'educazione di questi bambini tende a mettere in crisi gli educatori, perché i metodi che normalmente funzionano qui appaiono poco efficaci.

Oggi si ritiene che il disturbo abbia in molti casi una base genetica e che si tratti di bambini che seguono percorsi evolutivi anomali che, nella maggioranza dei casi, tendono per fortuna a rientrare nella normalità. Le cause precise sono tuttora poco conosciute, anche perché i bambini con DDAI sono un gruppo eterogeneo, ognuno diverso dagli altri nella sintomatologia e nella storia individuale. Si possono associare al DDAI disturbi della condotta, dell'umore, della comunicazione, di ansia, tic e comportamenti oppositivo - provocatori, difficoltà di apprendimento. La valutazione va condotta in collaborazione con i genitori e gli insegnanti, perché il comportamento può essere diverso da un ambiente all'altro, da un'attività all'altra, in tempi diversi, e questo può favorire l'insorgere di opinioni contrastanti.

Gli interventi debbono avere lo scopo non di "guarire" il bambino, perchè il DDAI non è una malattia, ma semmai una variante poco fortunata dello sviluppo individuale; ma piuttosto quello di seguirne le difficoltà e aiutarlo a ridurne le conseguenze negative sul piano sociale e dell'apprendimento. Occorre cercare di rendere coerente l'intervento educativo di genitori ed insegnanti, anche ricorrendo a strategie diverse da quelle usuali; bisogna definire bene i problemi da affrontare, i punti di forza e di debolezza del bambino, i risultati da ottenere, con particolare riguardo alla riduzione dei comportamenti problematici; attuare con pazienza e coerenza un progetto educativo individualizzato e realistico, verificato e aggiornato periodicamente. Va richiesta la consulenza di esperti che abbiano familiarità con la sindrome per l'eventuale impiego di farmaci utili. Ma soprattutto occorre cercare di gestire lo stress creato al bambino stesso ed agli educatori dalla situazione e trovare l'intesa tra la famiglia, gli insegnanti e gli operatori del servizio che lo segue.

 

 

Sull’argomento è disponibile la bibliografia per approfondire