Casa di Cura Villa Immacolata

accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale

Unità Operativa di Riabilitazione dell’età evolutiva

San Martino al Cimino (VT)

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IL DISTURBO DELLA LETTURA: NOTE PER GENITORI E INSEGNANTI

 

Non tutte le difficoltà di apprendimento della lettura e della scrittura sono dovute alla dislessia evolutiva. La caratteristica fondamentale di questo disturbo della lettura sta nel fatto che la velocità, la correttezza e la comprensione del testo letto sono significativamente peggiori di quanto ci si potrebbe aspettare dalla intelligenza del bambino, dalla sua età e dalla istruzione ricevuta. Il disturbo non può essere fatto rientrare tra le normali variazioni nei risultati scolastici e non può essere attribuito alla scarsa applicazione, alla mancanza di opportunità, all’insegnamento scadente od a fattori culturali. I motivi di questo insuccesso sono dovuti a difficoltà in alcuni processi del funzionamento cognitivo, in particolare dell’elaborazione uditivo - visiva di suoni e segni grafici. Capita di rilevare una certa familiarità del disturbo, più frequente tra i parenti di primo grado; non si tratta infatti di una malattia, ma di una variante dello sviluppo individuale che comporta condizioni poco favorevoli alla acquisizione di alcune abilità scolastiche. I disturbi congeniti dell'apprendimento, che in parte comprendono un problema più generale per i compiti di codifica e decodifica, tendono a presentarsi assieme: così accanto alla difficoltà di apprendimento della lettura (dislessia) ci può essere quella nella scrittura (disgrafia, disortografia) e nel calcolo (discalculia). Inoltre essi tendono a mantenersi nel tempo, nel senso che, pur essendo possibili miglioramenti anche consistenti, in generale questi non fanno sparire del tutto il problema, che può riemergere quando è richiesta una lettura veloce e precisa, lo studio di testi complessi o una composizione scritta impegnativa.

L’obiettivo della rieducazione non può perciò essere quello di "guarire" il bambino dalla sua disabilità, ma quello di seguirne l’evoluzione e di aiutarlo a ridurne le conseguenze sulle attività di apprendimento. Non si tratta di fare “terapie” interminabili per la dislessia, ma di scegliere i tempi giusti per brevi cicli di logoterapia, per il solo lavoro scolastico, per attività con tecniche specifiche. E’ conveniente seguire un approccio che usi specifiche prove lessimetriche di valutazione e che scelga quelli adatti tra i contributi della neuropsicologia nel trattamento, perché i bambini dislessici hanno difficoltà di lettura e apprendimento molto diverse tra loro e occorre quindi personalizzare sempre la scelta gli interventi. Gli interventi più efficaci sono poi quelli che insegnano al bambino ad apprendere con intelligenza, investendo sulle proprie risorse senza perdere la motivazione alla lettura; a riflettere sul proprio funzionamento cognitivo per scegliere ed utilizzare le strategie che compensano meglio le difficoltà, riducendone l’impatto negativo verso la scuola; a rispettare i suoi tempi di sviluppo e scegliere i percorsi e gli strumenti formativi più adatti. Ad esempio occorre tener conto delle sue difficoltà di base nella valutazione del profitto e nella correzione degli errori, che altrimenti non potrebbero che essere sempre e solo negative; come pure nell’assegnazione dei compiti, che a parità di quantità con i compagni rappresentano sicuramente una fatica maggiore; ed infine nel consentire tutte quelle facilitazioni – come l’ascoltare una prima lettura del brano prima di  leggerlo, impiegare un registratore portatile od usare Word con l’autocorrettore per alcuni compiti – che permettono di aumentare le sue probabilità di successo.

E’ evidente quanto sia importante l’intesa tra la famiglia, la scuola ed il servizio di riabilitazione dell’età evolutiva che segue il bambino

 

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