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Casa
di Cura Villa Immacolata accreditata con il Servizio Sanitario
Nazionale Unità
Operativa di Riabilitazione dell’età evolutiva San
Martino al Cimino (VT) Tel.0761-29251 Fax 0761-379434 |
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IL DISTURBO DELLA
LETTURA: NOTE PER GENITORI E INSEGNANTI |
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Non
tutte le difficoltà di apprendimento della lettura e
della scrittura sono dovute alla dislessia evolutiva. La caratteristica
fondamentale di questo disturbo della lettura sta nel fatto che la velocità, la
correttezza e la comprensione del testo letto sono significativamente peggiori
di quanto ci si potrebbe aspettare dalla intelligenza
del bambino, dalla sua età e dalla istruzione ricevuta. Il disturbo non può
essere fatto rientrare tra le normali variazioni nei risultati scolastici e non
può essere attribuito alla scarsa applicazione, alla mancanza di opportunità, all’insegnamento scadente od a fattori
culturali. I motivi di questo insuccesso sono dovuti a
difficoltà in alcuni processi del funzionamento cognitivo, in particolare
dell’elaborazione uditivo - visiva di suoni e segni grafici. Capita di rilevare
una certa familiarità del disturbo, più frequente tra i parenti di primo grado; non si tratta infatti di una malattia, ma di
una variante dello sviluppo individuale che comporta condizioni poco favorevoli
alla acquisizione di alcune abilità scolastiche. I disturbi congeniti
dell'apprendimento, che in parte comprendono un problema più generale per i
compiti di codifica e decodifica, tendono a presentarsi assieme: così accanto
alla difficoltà di apprendimento della lettura
(dislessia) ci può essere quella nella scrittura (disgrafia,
disortografia) e nel calcolo (discalculia).
Inoltre essi tendono a mantenersi nel tempo, nel senso che, pur essendo
possibili miglioramenti anche consistenti, in generale questi non fanno sparire
del tutto il problema, che può riemergere quando è
richiesta una lettura veloce e precisa, lo studio di testi complessi o una
composizione scritta impegnativa. L’obiettivo
della rieducazione non può perciò essere quello di "guarire" il
bambino dalla sua disabilità, ma quello di seguirne
l’evoluzione e di aiutarlo a ridurne le conseguenze
sulle attività di apprendimento. Non si tratta di fare “terapie” interminabili
per la dislessia, ma di scegliere i tempi giusti per brevi cicli di logoterapia, per il solo lavoro scolastico, per attività
con tecniche specifiche. E’ conveniente seguire un approccio che usi specifiche
prove lessimetriche di valutazione e che scelga quelli adatti tra i contributi della neuropsicologia
nel trattamento, perché i bambini dislessici hanno difficoltà di lettura e
apprendimento molto diverse tra loro e occorre quindi personalizzare sempre la
scelta gli interventi. Gli interventi più efficaci sono poi
quelli che insegnano al bambino ad apprendere con intelligenza, investendo
sulle proprie risorse senza perdere la motivazione alla lettura; a riflettere
sul proprio funzionamento cognitivo per scegliere ed utilizzare le strategie
che compensano meglio le difficoltà, riducendone l’impatto negativo verso la
scuola; a rispettare i suoi tempi di sviluppo e scegliere i percorsi e gli
strumenti formativi più adatti. Ad esempio occorre tener conto delle sue
difficoltà di base nella valutazione del profitto e nella correzione degli
errori, che altrimenti non potrebbero che essere sempre e solo negative; come
pure nell’assegnazione dei compiti, che a parità di quantità con i compagni
rappresentano sicuramente una fatica maggiore; ed infine nel consentire tutte
quelle facilitazioni – come l’ascoltare una prima lettura del brano prima di leggerlo, impiegare
un registratore portatile od usare Word con l’autocorrettore
per alcuni compiti – che permettono di aumentare le sue probabilità di
successo. E’ evidente quanto sia importante l’intesa tra la famiglia, la scuola ed il servizio di riabilitazione dell’età evolutiva che segue il bambino Sull’argomento è disponibile la bibliografia
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