Casa di Cura Villa Immacolata

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Unità Operativa di Riabilitazione dell’età evolutiva

San Martino al Cimino (VT)

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LA BALBUZIE: ALCUNI SUGGERIMENTI PER L’INSEGNANTE

Secondo la definizione del Manuale Statistico Diagnostico americano (DSM-IV-TR) la balbuzie è un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio caratterizzata dal frequente manifestarsi di elementi come la ripetizione di suoni e sillabe, il prolungamento di suoni, interiezioni, pause all’interno di una parola o del discorso, circonlocuzioni, parole emesse con eccessiva tensione fisica. L’anomalia interferisce con i risultati scolastici e con la comunicazione sociale. Nonostante l’interesse della ricerca ancora non abbiamo risultati soddisfacenti sulle sue cause, né una terapia semplice e garantita.

Alcuni bambini non sono consapevoli delle proprie difficoltà; altri, pur essendone  consapevoli, si sentono ugualmente a proprio agio ed amano partecipare alle discussioni in classe. Altri ancora, invece, si sentono a disagio e cercano di rallentare il ritmo dell’eloquio, evitare di dire le parole difficili o di parlare in contesti non familiari, in pubblico, al telefono, durante la lettura in classe: è noto infatti che lo stress può peggiorare le prestazioni. Gli insegnanti possono essere di grande aiuto al bambino usando alcuni accorgimenti:

1.      Fornite un buon modello linguistico cercando di parlare lentamente per invitarlo a fare altrettanto, a prendersi il tempo che occorre per organizzare i propri pensieri e scegliere le parole per esprimersi.

2.      Create delle pause di due o tre secondi di silenzio all’interno della conversazione, ad esempio prima di rispondere ad una domanda o per spezzare discorsi lunghi, per rendere il contesto della comunicazione più rilassato e rassicurante. Potete usare anche delle interiezioni o la ripetizione occasionale di parole chiave o di intere frasi.

3.      Usate una forma semplice di discorso: parole brevi e comuni e frasi semplici dal punto di vista grammaticale.

4.      Non date importanza ai momenti di poca scorrevolezza del discorso del bambino; semplicemente ignorateli senza dare consigli del tipo “parla più piano”, “fai un bel respiro” o “fermati e ridillo bene”, che fanno solo sentire inadeguati. Mantenete il contatto oculare e siate pazienti, evitando di rispondere al posto suo.

5.      Dimostrate interesse per ciò che il bambino dice piuttosto che per il modo in cui lo dice. Chiedetegli di ripetere solo quello che non avete capito, non quello che ha pronunciato male. Un atteggiamento di ascolto attivo comunica al bambino che ciò che dice è importante.

6.      Accettate la mancanza di scorrevolezza senza dargli un’etichetta. Non fate riferimento al problema come “balbuzie”: usate invece parole che il bambino stesso può accettare per descrivere il proprio modo di parlare, come “poco scorrevole”. Ditegli che non c’è niente di male a parlare in modo poco scorrevole, che a volte capita a tutti.

7.      Aiutate il bambino ad avere il controllo della comunicazione evitando di pressarlo sugli argomenti, di fare troppe domande, di rendere ogni comunicazione una specie di esame. Questo vale anche per la lettura ad alta voce in classe, che per quanto possibile va limitata od evitata se mette a disagio il bambino.

8.      In generale cercate di stabilire in classe un ambiente di conversazione positivo, in modo che nessuno interrompa e che tutti abbiano l’occasione di parlare. Cercate di ridurre l’eccitazione o lo stress che in genere accompagnano avvenimenti fuori dell’ordinario preparando i bambini a ciò che accadrà ed aiutandoli a ritrovare un assetto emotivo tranquillo.

9.      Suggerite al bambino di interrompere ogni altra attività mentre parla; ugualmente cercate di non richiedergli  di dialogare mentre è impegnato in altre attività.

 

Su questo argomento è disponibile la bibliografia per approfondire