Ugo Longo - Presidente IRASE Viterbo
METODOLOGIA APPRENDIMENTO COOPERATIVO L'apprendimento cooperativo è una
metodologia che utilizzando piccoli gruppi
(3-4 persone)
attiva la cooperazione e si propone di massimizzare sia il processo di apprendimento, sia lo sviluppo delle abilità
sociali. E' una modalità di gestione democratica della classe centrata su
gruppi di lavoro eterogenei e costruttivi, sull'effettiva interdipendenza
positiva dei ruoli, sull' uguaglianza delle possibilità di successo per tutti,
INDIPENDENTEMENTE DALLA DISABILITA’. L'apprendimento cooperativo crea un
contesto educativo non competitivo, altamente responsabile e collaborativo,
produttivo di processi cognitivi di ordine superiore.
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L’Apprendimento
Cooperativo va distinto da:
1.
Insegnamento Reciproco
(Peer Tutoring) si rispecchiano le differenze Docente-Discente, infatti gli Studenti pur
stando a Coppia assumono dei RUOLI
ASIMMETRICI, uno fa da TUTOR all’altro. Cioè
Segue, Incoraggia, Guida l’Apprendimento dell’Altro.
2.
Collaborazione
tra Pari ( Peer Collaboration)
-
gli studenti
sono alla PARI di fronte al Compito da
svolgere. Debbono aiutarsi
e collaborare per portare a termine il lavoro d’Apprendimento. Rispetto
a queste due modalità l’APPRENDIMENTO COOPERATIVO propone:
v
Gruppo
composto da più PERSONE
v
COMPITO che
realizza l’INTERDIPENDENZA POSITIVA tra
i membri del gruppo. FINALITA’
1.
Tutti gli studenti (anche quelli più bravi, cosiddetti gifted students) lavorarono di più,
sviluppano più Motivazione Intrinseca all'apprendimento e di conseguenza si
ottengono migliori risultati e pensieri di ordine superiore;
2.
Si crea un forte Spirito di Squadra nella Classe, profondi
legami di Amicizia e di Solidarietà in cui si apprezza la Diversità.
3.
Si ottiene un clima più disteso che porta ad un innalzamento
dell' Autostima e migliora l'
Autoefficacia.
4.
Consente il Recupero di allievi problematici, poco motivati
allo studio con problemi Affettivi, Motivazionali, Sociali e Cognitivi.
5.
Permette l'Integrazione degli alunni in situazione di
handicap
6.
Porta alla formazione di cittadini democratici e
responsabili OBIETTIVI Favorire modalità di Relazione Interpersonale che
portino ad un adeguato livello di qualità il cosiddetto 'Clima di Classe', migliorando così le Abilità di RELAZIONE e di GESTIONE della classe e dei Conflitti
Interpersonali. Assicurare
un buon livello d 'Apprendimento, tramite l’Incremento Volontario dei
Tempi di Lavoro, una migliore memorizzazione dei materiali di studio, e
soprattutto lo sviluppo della
Motivazione Intrinseca e del
Pensiero Superiore. RIFERIMENTI TEORICI Secondo il
Prof. Chiari, uno dei maggiori esperti italiani d’Apprendimento Cooperativo, i
principali riferimenti teorici dei metodi di Cooperative Learning ruotano
intorno a tre principali prospettive:
1.
Teorie
motivazionali
2.
Teorie sociali
3.
Teorie
cognitive
1.
Tali teorie
pongono l’accento sul cambiamento indotto dai valori cooperativi sulle
motivazioni degli studenti al lavoro accademico, focalizzandosi sul modello delle ricompense e degli
obiettivi su cui gli studenti debbono operare. Individuano tre classi tipo per diverse
strutture di valori a cui fanno riferimento:
a)
Cooperativa, in cui gli sforzi orientati
all’obiettivo da parte di ciascun allievo contribuiscono al conseguimento degli
obiettivi anche da parte dei compagni;
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b)
Competitiva, ogni sforzo da
parte di ciascun allievo tende a ridurre il conseguimento degli obiettivi degli altri;
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c)
Individualistica, dove il
conseguimento dei propri obiettivi non influisce sul conseguimento degli
obiettivi degli altri (Deutsch,1949). |
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In
questa prospettiva i singoli
membri del gruppo possono conseguire i propri
obiettivi personali solo attraverso il successo del gruppo. Il gruppo
come strumento per il raggiungimento degli
obiettivi di apprendimento
individuale. In
altre parole, le ricompense dei gruppi basate sui risultati dei gruppi
stessi ( o sulla sommatoria dei risultati individuali)
creano una struttura interpersonale di
ricompense in cui i membri del
gruppo danno o ricevono riconoscimenti sociali ( ad esempio premi o
incoraggiamenti) in risposta agli sforzi legati
al compito dei propri compagni di
gruppo (Slavin,1983) La critica che
viene mossa alla classe tradizionale, dai sostenitori di tale teoria è che la
classificazione competitiva e il sistema informale di ricompense della classe,
creano un sistema di norme tra pari che
addirittura si contrappone agli sforzi degli insegnanti. Le peer norms contro le academic
norms, accade cioè che gli studenti elaborino una serie di
norme orientate verso il blocco
dell’elevato rendimento scolastico, che pongono al bando i cosiddetti
“secchioni”. Invece, in una classe cooperativa,
l’apprendere è una attività che eleva nella gerarchia sociale del gruppo dei
pari, lo studente che si applica, che è sempre presente e che aiuta gli altri è
positivamente valutato nel gruppo. Si verifica un cambiamento radicale circa le
conseguenze sociali del successo scolastico
per effetto del clima e del contesto
cooperativo. I
valori cooperativi tendono a creare norme “Proaccademiche” fra gli studenti e
tali norme hanno un effetto straordinario sul loro successo scolastico.
1.
Teorie
sociali e cognitive Le teorie cognitive, sia evolutive che
elaborative, si concentrano sugli effetti positivi indotti dal lavorare
insieme. L’assunto fondamentale delle teorie
evolutive afferma che “l’interazione fra gli allievi su obiettivi
cognitivi aumenta la loro padronanza dei concetti critici”
(Vigotskij,1978; Murray,1982;
Damon,1984) Il gruppo cooperativo eterogeneo, sia
per i livelli cognitivi che sociali dei membri (handicap incluso), assume una
rilevanza fondamentale alla luce del concetto di “Zona di sviluppo prossimale”
trattato negli esemplari gli studi di Vigotskij, per il quale il passaggio dal livello di sviluppo
cognitivo attuale del bambino a quello potenziale dipende dalla mediazione
dell’adulto e dalla collaborazione con compagni più capaci, attraverso attività
di problem solving. Il contatto
con i coetanei all’ interno di un gruppo di collaborazione permette a
ciascun allievo di poter operare all’interno della propria zona di sviluppo
prossimo, ottenendo risultati più
avanzati Il
gruppo come attivatore delle zone di sviluppo prossimale di tutti componenti. Così come Vigotskij, ha ribadito l’importanza della dimensione sociale
da cui procede lo sviluppo dell’interiorizzazione e del linguaggio, come
componenti cognitive fondamentali della formazione dell’individuo, il Piaget, scoprì che la conoscenza di
tipo sociale- come il linguaggio , i valori, le regole, la moralità, il
sistema dei simboli – può essere appresa soltanto in interazione con gli altri. In seguito, numerosi studiosi di Piaget, hanno auspicato
l’introduzione di attività cooperative nella scuola in quanto gli alunni con le loro
discussioni sui contenuti creano conflitti
cognitivi, esposizione a nuovi processi di ragionamento e l’emergere di livelli superiori di
pensiero. Rispetto alle
teorie di elaborazione cognitiva, se l’informazione deve essere trattenuta in
memoria e posta in relazione con altre
informazioni presenti, l’alunno deve impegnarsi in una ristrutturazione
cognitiva o elaborazione del materiale.
In questa direzione l’eseguire un riassunto o redigere uno schema è
profondamente diverso sotto il profilo cognitivo dal prendere appunti, in
quanto nelle prime attività sono richieste competenze di riorganizzazione,
selezione ed attribuzione di significato qualitativamente superiori. Da
numerose ricerche emerge che gli studenti dei gruppi cooperativi che
fornivano spiegazioni agli altri circa il materiale elaborato,
raggiungevano dei livelli d’apprendimento molto più alti anche degli
stessi compagni di gruppo. Breve storia dei metodi cooperativi Nel nostro
paese è solo in questi ultimi anni che
si è risvegliato l’interesse verso i metodi cooperativi come risposta alternativa
all’apprendimento competitivo o
individualistico o peggio di pseudogruppo, in cui le relazioni tra i membri
sono di tipo “parassitario” senza alcuna condivisione di
obiettivi e relazione di interdipendenza, in cui cioè la pseudo interazione
di gruppo non conduce ad alcun processo
di crescita individuale, né a livello cognitivo né tantomeno a livello sociale. Un
sicuro merito della diffusione della
metodologia cooperativa va ai
centri e ai gruppi di ricerca che operano negli Stati Uniti, in Canada,
in Israele, in Olanda, in Inghilterra ed in molti altri paesi
[1] Un gruppo autorevole di studiosi lavora presso
il centro “Cooperative learning center” dell’ Università del Minnesota, di
tratta dei fratelli David e Roger Johnson che ricercano e producono studi e
testi sull’applicazione dell’apprendimento cooperativo nella scuola.
Collaboratrice del gruppo , Edythe
Johnson Holubec, lavora presso l’Università del Texas ad Austin. Il loro
approccio “Learning together” si
fonda su cinque aspetti fondamentali: a) interdipendenza positiva b)
interazione costruttiva diretta c) abilità sociali d) responsabilità
individuale e) valutazione del lavoro di gruppo. Tali aspetti
contraddistinguono il vero gruppo cooperativo. Robert
Slavin e suoi
collaboratori hanno creato lo “ Student team learning” che pone l’attenzione sullo sviluppo della
motivazione intrinseca degli alunni, l’autore sottolinea come molti ragazzi,
soprattutto quelli a rischio, non possono essere facilmente indotti verso l’impegno nello studio e
nell’apprendimento se non con la prospettiva del conseguimento di una
ricompensa. Ciò è vero a livello individuale ma lo è ancor più a livello di
gruppo se la ricompensa unifica e stimola l’impegno dei membri. E. Aronson , dell’University of California a Santa Cruz, ha sviluppato una
procedura cooperativa denominata Jigsaw, vertente sulla scomposizione e
ricomposizione dei gruppi di base attraverso la formazione di gruppi
esperti in chiave d’approfondimento
tematico, che può essere utilizzata per l’impostazione del lavoro di classe. Spencer Kagan e Miguel Kagan conducono ricerche sul Cooperative
Learning nell’ University of California
nel Riverside e hanno fondato un centro
di pubblicazioni in California. Il loro
apporto denominato “Structural approach” si basa sulla predisposizione
delle strutture di lavoro al fine di garantire un’ interdipendenza positiva effettiva.
Intendono cioè raggiungere alcuni dei principali obiettivi dell’apprendimento
cooperativo - coinvolgimento del maggior numero possibile di studenti, uguale
partecipazione e responsabilità individuale -
mediante l’adattamento di una struttura
a scopi specifici (apprendimento, organizzazione di
conoscenze e riflessione, clima di gruppo o della classe) In
Israele ed in particolare a Tel Aviv troviamo Shlomo e Yael Sharan, Hanna Sachar, Rachel Hertz-Lazarowitz. Shlomo e Yael Sharan sono gli autori del “Group Investigation” un metodo per l’istruzione in classe in cui
gli studenti lavorano in modo collaborativo in piccoli gruppi per esaminare,
fare esperienza e capire il loro argomento di studio. Essi sostengono che
l’elemento fondamentale che stimola l’apprendimento è il “desiderio di conoscere”, un gruppo si
muove alla ricerca di una conoscenza se è
adeguatamente stimolato da un problema. Il lavoro di ricerca struttura
la comunicazione tra i membri del gruppo, l’apprendimento, la motivazione e la
valutazione. Elizabeth G. Cohen, statunitense, ha definito una modalità di apprendimento
cooperativo “ Complex instruction” che organizza l’interdipendenza positiva tra
i membri come interdipendenza di abilità, al fine di controllare l’effetto
dello status dei membri del gruppo. Per evitare cioè che i più dotati prevarichino
i meno dotati, il compito viene
scelto sulla base della complessità e
della diversificazione delle abilità richieste per il suo compimento. Ognuno è
consapevole di essere necessario e di
esprimere abilità non comparabili con le altre. In Canada nel
Department of Cooperation di Saskatchewan lavorano G.Hughes
e i suoi colleghi. In Norvegia
E.Hjertaker e i suoi colleghi. In
Inghilterra Helen Cowie e Jean Rudduck hanno lavorato al “ Cooperative Group Work Project” all’ interno della Division of Education
dell’Università di Sheffield e ora la
H. Cowie con un altro gruppo di
collaboratori lavora al Roehampton Institute
di Londra. In
Italia i due filoni di ricerca sono
riconducibili a Giorgio Chiari che lavora presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca
Sociale dell’Università di Trento e
a Mario
Comoglio dell’ Università Pontificia Salesiana – Istituto di didattica
di Roma. La
cooperazione come requisito essenziale di competenza sociale e cognitiva per
l’evoluzione della società complessa
In
uno studio di Slavin del 1990 si legge
che: “ la
principale ragione per cui le scuole sono state costruite è di offrire agli
studenti conoscenze , concetti, abilità, e apprendimenti necessari ai fini della
sopravvivenza nella nostra società” A dieci anni
di distanza questo pensiero è pienamente
attuale nella nostra società complessa,
all’interno della quale il soggetto singolo,
seppur dotato delle migliori competenze ed abilità, non riesce a
rispondere a compiti ed impegni che richiedono l’ interdipendenza positiva dei
ruoli e delle persone all’interno di un team mediante l’attivazione di:
partecipazione, comprensione, responsabilità,
competenza sociale e l’accettazione dell’altro e valorizzazione della
diversità. L’associazione
della valorizzazione del gruppo con la
responsabilità individuale costituisce
la base dei metodi di Cooperative Learning, questi realizzano l’uguaglianza delle opportunità di successo anche con una serie di accorgimenti tecnici
basati sul calcolo dei punteggi di miglioramento, che il Prof. Chiari definisce
”matematica delle pari opportunità di
successo”: La modalità
LEARNING TOGETHER di Johnson e
Johnson
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Essa si fonda su cinque elementi:
1.
INTERDIPENDENZA POSITIVA
2.
INTERAZIONE COSTRUTTIVA
DIRETTA – FACCIA A FACCIA
3.
ABILITA’ SOCIALI
4.
RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE e
di GRUPPO
5.
PROCESSI
DI GRUPPO
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1.
INTERDIPENDENZA POSITIVA Vincola i Membri di un gruppo nel raggiungimento
di un FINE. La COLLABORAZIONE RECIPROCA è determinante per il raggiungimento dell’OBIETTIVO. L’Interdipendenza
Positiva induce gli
Studenti ad impegnarsi per la RIUSCITA
dei COMPAGNI come per SE STESSI, ad esempio in un contesto di
problem solving la strutturazione
dell’interdipendenza positiva passa per
l’accordo di tutti i membri circa le
risposte e le strategie di soluzione per ogni problema (interdipendenza di obiettivi), nella piena attuazione delle responsabilità
connesse ai ruoli (interdipendenza di
ruoli). La sua mancanza
determina l’annullamento della COOPERAZIONE.
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TIPOLOGIE DI INTERDIPENDENZA POSITIVA Johnson consiglia il rispetto di due fasi di lavoro:
1.
costruire l’interdipendenza degli obiettivi
2.
integrare e rafforzare l’interdipendenza degli
obiettivi aggiungendo quella a livello
di premi, di ruoli, di risorse, ecc.
1.
E’ necessario rendere edotti gli studenti delle loro responsabilità
individuali:
Ø
Studiare il materiale
assegnato
Ø
Assicurarsi che lo studino tutti i compagni del proprio
gruppo Di solito è
proprio la presenza di questa seconda abilità, di sostegno allo studio di
gruppo, che permette di riconoscere il forte legame alla base
dell’interdipendenza in oggetto. Ciò è frutto di esperienza e formazione, che
sia il docente che il discente devono
percorrere, pur rimanendo compito specifico del primo il fornire un obiettivo comune ai gruppi ed una ragione concreta per lavorare insieme.
L’insegnante
deve specificare gli obiettivi in
riferimento all’incremento di profitto individuale e di gruppo che si attende,
e nel caso di relazioni o esperienze di ricerca o studio richiede al
gruppo che tutti i
componenti firmino il prodotto finale al
fine di vincolarli sull’ approvazione di quanto fatto, la spiegazione, il
perché ed il come. La firma di
ogni componente coinvolge in una doppia responsabilità individuale e di gruppo.
v
INTERDIPENDENZA DI
COMPITI
-
linea di produzione
-
reazioni a catena ( il lavoro
viene ripartito in una sequenza di fasi in modo che uno studente debba fare la
sua parte perché il compagno possa svolgere la propria)
v
INTERDIPENDENZA DI
IDENTITA’
-
Identità di gruppo (logo, nome,
bandiera, di classe, di scuola)
v
INTERDIPENDENZA DI
RISORSE
-
risorse limitate (1
set di oggetti)
-
puzzle di materiali
-
contributi al lavoro separati si articola
cioè con la visibilità del contributo personale
che passa però per l’unione delle risorse. Chi mantiene
il suo materiale per sé impedisce al gruppo di raggiungere l’obiettivo
prefissato nel compito.
v
INTERDIPENDENZA AMBIENTALE
-
lo spazio di lavoro
di un gruppo è contrassegnato da nastro
adesivo sul pavimento
-
il gruppo ha un punto d’incontro definito ( gruppo di base: banco, aula per Jigsaw )
v
INTERDIPENDENZA DI
RUOLO
-
assegnare ad ogni membro un ruolo e ruotarlo nel tempo
(leader, reporter, speaker, timer, observer, ecc. ) l’
assegnazione di tali ruoli complementari e spesso interconnessi (sostenere e guidare il lavoro di gruppo,
eseguire il diario di gruppo ed annotare le parti salienti della relazione
comune, riportare verbalmente alla classe, programmare i tempi di lavoro,
osservare i comportamenti nel gruppo )
specifica la responsabilità individuale rispetto al compito di gruppo e
favorisce il raggiungimento degli obiettivi, il mantenimento di rapporti di
lavoro efficaci, l’apprendimento e l’integrazione delle nuove conoscenze con
quelle che già si possiedono e lo sviluppo della riflessione al fine di
migliorare le capacità di ragionamento di ciascuno.
v
INTERDIPENDENZA DI
IMMAGINAZIONE
-
la situazione ha una interdipendenza ipotetica ( la sopravvivenza su di un pianeta)
v
FESTA PER IL
PREMIO DELL’INTERDIPENDENZA
-
festeggiare insieme il successo
-
punti di abbuono
-
premi non scolastici (adesivi, poster, incontri nel tempo
libero)
-
individuare gradi gerarchici nel gruppo (con l’accordo di
tutti i membri) questo
permette di migliorare la qualità della cooperazione perché mostra agli alunni
che hanno realizzato qualcosa che andava oltre le capacità individuali, che gli
sforzi di ciascuno contribuiscono al successo comune e vengono sempre
apprezzati ed infine che ogni membro viene rispettato come persona.
v
INTERDIPENDENZA
NELLA COMPETIZIONE CON L’ESTERNO
-
competizione tra gruppi
-
competizione fra classi
v
INTERDIPENDENZA DI
SCOPI
-
tutti i partecipanti dimostrano padronanza
-
tutti i partecipanti migliorano
-
ogni partecipante apporta il suo punteggio a quello totale
del gruppo
-
un solo prodotto del gruppo cui tutti i membri hanno
partecipato e che possono spiegare
(tratto da Johnson
& Johnson, 1998)
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2.
INTERAZIONE COSTRUTTIVA
DIRETTA - FACCIA A FACCIA Si tratta di una serie di Comportamenti dei MEMBRI del GRUPPO che mostrano INTERESSE per il raggiungimento dell’OBIETTIVO. Gli Alunni
contribuiscono con IDEE e LAVORO, si
ASCOLTANO RECIPROCAMENTE e
soprattutto NON HANNO PAURA
DI ESPORRE LA PROPRIA OPINIONE,
perché sicuri che possa contribuire al
RISULTATO. L’ AIUTO RECIPROCO
si attua attraverso la Spiegazione Verbale delle
Strategie di Soluzione dei Problemi, la Discussione dei Concetti che si Studiano, la Condivisione delle proprie Conoscenze con i Compagni di Classe ed
infine l’Integrazione dei contenuti da
Apprendere con quanto già si conosce. L’interazione faccia a faccia promuove negli studenti l’aiuto, l’assistenza, l’incoraggiamento, ma
soprattutto supporta tutti i membri nella difficoltà dell’apprendere (diversità
ed handicap).
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3.
ABILITA’ SOCIALI Gli studenti debbono usare in modo
consapevole le ABILITA’ INTERPERSONALI E DI PICCOLO GRUPPO, finalizzate al mantenimento del gruppo stesso. Gli alunni
dovranno essere in grado di esercitare
un ruolo di GUIDA, di prendere DECISIONI, di creare un CLIMA di FIDUCIA, di COMUNICARE
e di GESTIRE i CONFLITTI. Tali Abilità
dovranno essere insegnate con la stessa cura delle Abilità Scolastiche.
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LIVELLI DELLE
ABILITA’ COOPERATIVE
1.
Gestione: abilità
necessarie per gestire un gruppo in modalità cooperativa; non gironzolare per
l’aula, parlare sottovoce, fare a turno gli interventi, rivolgersi educatamente
ai compagni, ecc.
2.
Funzionamento: abilità
necessarie per controllare le attività del gruppo di apprendimento cooperativo
nello svolgimento del compito e mantenere l’efficienza dei rapporti di lavoro;
condivisione delle proprie idee e deduzioni; guida del lavoro di gruppo,
incoraggiamento alla partecipazione di ogni membro del gruppo.
3.
Apprendimento: abilità
necessarie alla comprensione approfondita del materiale studiato, a promuovere
l’uso di strategie metacognitive, e massimizzare la padronanza e la ritenzione
mnemonica del materiale studiato. Es:
spiegazione passo per passo del proprio ragionamento, collegamento dell’oggetto
di studio con quanto precedentemente appreso, riconoscimento delle idee chiave.
4.
Stimolo: abilità
necessarie per stimolare la riconcettualizzazione del materiale che si sta
studiando, la discussione, la ricerca di ulteriori informazioni e l’esposizione
degli argomenti su cui si basano le proprie conclusioni. Es: criticare
le idee altrui per provarne il fondamento logico, conservare la propria
opinione finché il gruppo non ne dimostri l’evidente illogicità
4.
RESPONSABILITA’
INDIVIDUALE e di GRUPPO Il Gruppo deve essere RESPONSABILE del raggiungimento dei suoi
OBIETTIVI e ogni MEMBRO deve contribuire con la sua parte di LAVORO. Il GRUPPO deve
avere ben chiari gli OBIETTIVI che intende
raggiungere e deve essere in
grado di Misurare sia i PROGRESSI
compiuti verso il loro raggiungimento che
l’apporto INDIVIDUALE di ciascun componente del gruppo. La Responsabilità
Individuale si estrinseca anche attraverso la
VALUTAZIONE delle PRESTAZIONI di ogni
Singolo Studente, e la successiva DISCUSSIONE dei RISULTATI raggiunti sia dal
Gruppo che dal Singolo. Viene così
definito chi necessita di maggiore Assistenza
e Sostegno, l’Alunno o il Gruppo.
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5.
PROCESSI DI GRUPPO I gruppi necessitano di specifici tempi di
discussione su come raggiungere gli obiettivi e mantenere relazioni sociali funzionali tra tutti i membri. I Gruppi
devono Identificare e Descrivere quali Azioni dei Membri siano POSITIVE o NEGATIVE e decidere quali tipi di Comportamento
Mantenere o Modificare. In questo senso l’insegnante può
richiedere di elencare:
a.
almeno tre azioni dei membri che hanno portato al successo di gruppo nel lavoro della giornata
b.
una azione necessaria
affinché il gruppo possa avere più
successo domani. Determinante
il ruolo del docente, che deve monitorare i gruppi dando feedback sul come hanno lavorato insieme, riportando poi il tutto all’intera classe.
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LE PROMESSE
DELLA RICERCA di
Johnson & Johnson
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Il primo studio fu
condotto nel 1898
Più di 550 studi
sperimentali
Più di 100 studi correlati
Ampia
generalizzazione degli studi
Prospettive
multiple
Pratica della
responsabilità
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In tabella sono esplicitati gli
ambiti presenti nel grafico:
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IL RUOLO DELLA LEADERSHIP NEI GRUPPI COOPERATIVI |
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CHI E' IL VERO
LEADER?
Lontra di mare-
Il suo motto è: "Giochiamo e cerchiamo di
essere amici"
Quando ti comporti come una lontra di mare dai molto valore al mantenimento di buone relazioni tra i membri del gruppo. Fornisci attenzione smisurata ai bisogni degli altri membri, crei un'atmosfera confortevole e amichevole e lavori con un buon ritmo. Faciliti la comunicazione, medi i conflitti, riduci le tensioni e fornisci molto sostegno e apprezzamento. Raramente contribuisci al completamento del lavoro ma concentri le tue energie nel sincerarti che i membri del gruppo interagiscano con cura e sostegno.
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CHI E' IL VERO
LEADER?
Il Lupo
Comportandoti come un lupo, ti interessa sia il
raggiungimento completo degli
obiettivi che la qualità e il mantenimento di buone relazioni di lavoro tra i
membri. Dai e cerchi informazioni, riassumi e integri ciò che i membri
conoscono, controlli che gli altri membri
del gruppo abbiano capito, faciliti la comunicazione, medi i conflitti, e
incoraggi gli altri membri a partecipare. Sei molto attivo sia nel
voler raggiungere gli obiettivi
sia nel fornire supporto e incoraggiamento agli altri membri del gruppo
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CHI E' IL VERO
LEADER?
Castoro
Se ti comporti come un castoro ti impegni
moderatamente per raggiungere gli obiettivi del gruppo o alterni periodi
di intenso lavoro a periodi di rilassamento. Nello stesso tempo o mantieni
relazioni moderate con i compagni del gruppo o alterni periodi in cui
lavori sulle relazioni contribuendo ad alto livello a periodi in cui
ti dimostri indifferente alle relazioni tra i membri. A volte
puoi trascurare il raggiungimento dell'obiettivo per concentrarti
a migliorare le relazioni di lavoro o viceversa. Non cerchi o non
trovi il modo per integrare
azioni di obiettivo e di relazione per una leadership ottimale.
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CHI E' IL VERO
LEADER?
Struzzo Quando nascondi la testa nella sabbia, come uno struzzo, non stai contribuendo al raggiungimento pieno degli obiettivi del gruppo e non stai aiutando a costruire e mantenere relazioni di lavoro efficaci tra i membri. Non ti sforzi minimamente
affinché il lavoro del gruppo sia portato a termine.
Generalmente non sei coinvolto e non
interagisci con i membri dell'altro gruppo.
Essenzialmente dici:
"Non me ne curo!" A causa della tua rinuncia e della mancanza di coinvolgimento, non hai alcuna
influenza sui membri dell'altro gruppo.
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CHI E' IL VERO
LEADER?
Ape
- Quando agisci come un'ape ti
concentri sulla conclusione del lavoro, in modi che mostrano poca
preoccupazione per le relazioni tra i membri. Il
raggiungimento completo dell'obiettivo è visto come determinante.
Dai informazioni e ricerchi
tutte la conoscenze importanti
in possesso degli altri membri, riassumi, dirigi il lavoro del gruppo,
assegni io ruoli ai membri e
infondi energia agli altri membri affinché lavorino alacremente.
Ignori le relazioni tra i membri. Adotti
un atteggiamento da
sergente dell'esercito addetto all'addestramento come approccio alla
leadership
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Nelle
parti precedenti si è fatto
riferimento all’assegnazione dei Ruoli
(vedi interdipendenza di ruoli) come funzioni di responsabilità assegnate
al singolo studente che debbono essere
esercitate mediante precisi comportamenti
durante il lavoro di gruppo. Tali
ruoli vengono di solito assegnati a
rotazione tra i membri, in modo che ciascuno abbia la possibilità di poter
sperimentare i diversi livelli di relazione sociale, di decisione, di
incoraggiamento e di stimolo e guida per il gruppo. Le teorie tradizionali sulla leadership
affermano diverse posizioni:
a.
“leader si nasce” ribadendo quasi l’ereditarietà del
complesso di competenze ed abilità sia
sociali che cognitive che il vero
leader deve personalmente possedere.
b.
“ leader è potere e titoli” si è leader in quanto si occupa
un posto di potere si ha titolo a decidere a pianificare contesti e situazioni.
La leadership è strettamente connessa al
ruolo sociale che si riveste. c. “ leader è uno stile” si può essere leader secondo lo stile Autocratico, Democratico o del Lasciar fare, è comunque sempre una dimensione strettamente personale. La teoria dell’apprendimento cooperativo, secondo i Johnson, afferma invece che il Leader non è una Persona, non si eredita, non è un potere, ma si è Leader nel momento in cui si compiono azioni di aiuto e supporto al gruppo ai fini del raggiungimento dell’obiettivo, contribuendo a mantenere relazioni cooperative tra i membri. |
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Il grafico a fianco esprime la relazione esistente tra le tipologie di ruoli presentate precedentemente ( lupo, lontra di mare, struzzo, castoro, ape) e le strategie di leadership che a tali comportamenti si accompagnano. Sulle ascisse ci sono gli obiettivi - intesi in termini di volontà di raggiungimento - e sulle ordinate le relazioni. Ogni asse è poi tarato da un livello di bassa importanza ad un livello di alta importanza per l'animale in oggetto. Ognuno di noi si può divertire a ricercare l'animale che è il vincitore delle strategie di leadership.
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Il leader, o
meglio le funzioni di leadership, sono valide solo se:
a.
Contribuiscono all’efficacia del gruppo nell’ esecuzione del
compito
b.
Favoriscano relazioni di gruppo funzionali al conseguimento di un
compito successivo qualitativamente
superiore
c.
Ogni componente del gruppo ha ricoperto tali funzioni,
osservando quali abilità o comportamenti sono stati messi in atto e favorendo,
anche con l’aiuto dell’insegnante, la focalizzazione dei comportamenti più
flessibili ed efficaci. Membro di gruppo = Leader Leadership
distribuita all’interno del gruppo Rispetto alle
strategie di Leadership di cui sopra riporto, a titolo esemplificativo, il questionario elaborato dai Johnson. Questo valuta i
comportamenti di leadership rispetto a
due componenti; la prima riguarda le funzioni tendenti al raggiungimento
dell’obiettivo, la seconda le funzioni di relazione all’interno del gruppo.
Tale conoscenza e comprensione delle proprie strategie di leadership è
funzionale al potenziamento del contributo di lavoro e delle relazioni
all’interno del gruppo, grazie soprattutto
Questionario Ognuno dei seguenti items descrive un' azione di leadership. Per ogni affermazione assegna il seguente punteggio: 5 . Se ti comporti sempre in quel modo 4.
Se ti comporti frequentemente in quel modo
3.
Se ti comporti
occasionalmente in quel modo 2. Se ti comporti raramente in quel
modo 1
Se non ti comporti mai in quel modo
QUANDO SONO MEMBRO DI UN GRUPPO
1.
Offro fatti e espongo le mie opinioni, idee, sentimenti e
informazioni per aiutare la discussione
di gruppo
2.
Mi assicuro di capire ciò che dicono gli altri membri del gruppo per trasporlo a parole mie.
Uso buone abilità di comunicazione ed
aiuto a facilitare la comunicazione effettiva
tra i membri del gruppo.
3.
Fornisco una direzione al gruppo richiamando l’attenzione
sugli obiettivi da raggiungere e suggerendo
procedure per completarli. Organizzo le responsabilità connesse ai
ruoli per i membri del gruppo
4.
Promuovo una discussione aperta dei conflitti tra i membri
del gruppo per risolvere disaccordi e medio quando i membri sembrano incapaci di risolvere i
conflitti direttamente.
5.
Faccio battute e
commenti divertenti per far ridere i
membri e per aumentare il divertimento di lavorare insieme.
6.
Riassumo i contributi dei membri del gruppo con una frase
concisa ed integro tutte le diverse azioni dei membri in una sola
definizione
7.
Esprimo sostegno, accettazione, e simpatia per gli altri
membri del gruppo e mostro appropriati
riconoscimenti ed esprimo lodi quando
un altro membro realizza un'azione costruttiva nel gruppo
8.
Chiedo fatti, informazioni, opinioni, idee, e sentimenti
agli altri membri del gruppo al fine di usare tutte le risorse per il
raggiungimento dell’obiettivo
9.
Incoraggio tutti i membri del gruppo a partecipare. Provo a
dar loro fiducia a contribuire attivamente allo sforzo del gruppo. Gli faccio
capire di tenere in grande considerazione i loro contributi
10.
Chiedo agli altri di spiegare le risposte e
le conclusioni del gruppo per essere sicuro che abbiano compreso e capito il
materiale discusso dal gruppo.
11.
Fornisco
energia al gruppo. Cerco di creare
aspettative riguardo il raggiungimento degli obiettivi 12. Osservo il modo in cui il gruppo sta lavorando ed uso le mie osservazioni per aiutare a discutere sul come far lavorare meglio il gruppo
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Valutazione del questionario di Leadership
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Valutazione del punteggio conseguito nel grafico cartesiano
elaborato da Johnson |
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Apprendimento
cooperativo e integrazione degli alunni in situazione di handicap. Un
esempio di percorso in rete.
Tratto da ” Progetto Consorziato di Sperimentazione
Metodologico-Didattica- I possibili itinerari dell’Integrazione –“ Coordinatore: Prof.
Ugo Longo Collaborazione Scientifica: Prof. Chiari Giorgio- Dip. Sociologia e Ricerca Sociale Università degli Studi di Trento. Scuole
partecipanti:
-
Scuola
elementare Vignanello – D.D.Orte
-
Scuola
media “P.Egidi” – Viterbo
-
Scuola
media “Dante Alighieri” – Civita
Castellana
-
Scuola
media Orte – Sede di Vasanello
-
Istituto
Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “G.Marconi” – Viterbo. Classi coinvolte: n.6 Tipologie di disabilità:
-
n.
1 Ritardo mentale grave ( partecipazione ai momenti di riscaldamento e condivisione
delle gratificazioni di gruppo)
-
n.
1 Disturbo dell’affettività e del comportamento
-
n.
2 Ritardo mentale lieve
-
n.
1 Disturbo dell’apprendimento
-
n.
1 Disturbo del linguaggio Approccio
cooperativo alla classe a) Welcome: "bene arrivati" (striscioni, coccarde, adesivi,
murales, ecc.), foto di gruppo-classe. a) Io mi presento
tu ti presenti c) Test
sociometrico e test clima di classe. d) Giochi di warming-up. attività di
base necessarie alla creazione di un clima di classe positivo (abilità sociali di base) a) Motivazioni e
aspettative nei confronti della scuola e della materia. Registrazione sulla
lavagna degli interventi più interessanti. b) Ruling:
"Costituzione della Classe" (T-chart
ed esercitazione abilità sociali; regole con le firme e i nomi degli
osservatori per il primo periodo;), schede di osservazione
(analitica/sintetica; individui e gruppi). c) Conoscere e
familiarizzare con la classe e la scuola; vestire i muri, definire gli spazi
della classe e dei gruppi. Strumenti per
l'attività pratica: avvio all'apprendimento di gruppo a ) Task and Rules; incarichi da
assegnare agli studenti per aumentare il senso di responsabilità individuale e
favorire l'interdipendenza della classe. b) Building the team; 'gruppi base' eterogenei
(background+sociometrici+abilità); ruoli per aumentare la responsabilità
individuale e per agevolare le interazioni nel gruppo durante il lavoro: leader, speaker, reporter, timer, observer,
encourager, etc.). Le tecniche
per lavorare in gruppo b) STAD, Jigsaw, TGT: tecniche di lavoro di gruppo per
creare il clima cooperativo. Si inizia con i giochi. c) Come indurre
feedback positivo; Group Analisis;
Cooperative Skills Analysis. Monitoraggio e
valutazione a) Valutazione
e feedback: contabilità dell'interazione a) Presentazione delle schede che l'insegnante deve utilizzare
per monitorare il lavoro svolto dagli studenti non solo per gli sviluppi delle
abilità cognitive ma soprattutto per lo sviluppo delle abilità sociali. Schede
di osservazione dell'insegnante, di gruppo e schede di autovalutazione b) Il metodo
di valutazione basa il voto sulla
percentuale di risposte corrette fornite ai test. programmazione
e conduzione della lezione cooperativa a) Contratto
formativo in cui si esplicitano: gli obiettivi che si intendono raggiungere,
gli strumenti che consentiranno di raggiungere tali obiettivi, i contenuti che
verranno trattati nel corso delle lezioni. Si tengono in considerazione
eventuali proposte da parte degli studenti b) Piano della
lezione cooperativa e Coordinamento con il lavoro di gruppo. c)
Documentazione video delle attività svolte. BIBLIOGRAFIA
1.
D.W. Johnson, R.T. Johnson e Edythe J.Holubec, Apprendimento cooperativo in classe,
Erickson, Trento, 1996
2.
D.W. Johnson, R.T. Johnson, Small group leadership skills, tratto da
Learning to lead teams: Developing
Leadership skills, Interaction Book Company, Edina, Minnesota, seminario
del 24 giugno 2000 – Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale - Università
degli Studi di Trento.
3.
Yael Sharan, Shlomo
Sharan, Gli alunni fanno ricerca,
Erickson, 1998
4.
Chiari G., Climi di
classe e apprendimento. Un progetto
di sperimentazione per il miglioramento
del clima di classe in quattro città italiane, Angeli, Milano
5.
Chiari G., Climi di
classe e stili d’insegnamento. In E. Morgagni e F. Russo (a cura di), Sociologia
dell’educazione, Cooperativa Libraria, Bologna
6.
Chiari G., Gruppi e
apprendimento cooperativo: Un’alternativa ai gruppi di recupero, in
Scuola Democratica, n.1, Gennaio - Marzo 1997
7.
Chiari G., Gruppi e
apprendimento cooperativo: un’alternativa ai gruppi di recupero, in
Materiali di studio atti del convegno internazionale “La qualità
dell’integrazione scolastica”, Erickson, 1997.
8.
Comoglio M., Cardoso
A.M., Insegnare e apprendere in gruppo.
Il cooperative learning, LAS, Roma 1996
9.
Comoglio M., (a cura
di ) , Il cooperative Learning, strategie
di sperimentazione, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999
10.
Comoglio M., Educare
insegnando. Apprendere e applicare il Cooperative Learning, LAS, Roma 1998
11.
Cohen E.G., Organizzare i gruppi cooperativi, Erickson, 1999
12.
Sharan S. , Cooperative learning: Theory and research, Praeger, New York 1990.
13.
Slavin R.E., Cooperative learning: Theory, research
and practice, Allyn and Bacon, London, 1990 [1] Mario Comoglio indica per un approfondimento : “International Journal of Educational Research”, vol ..23, 3, 1995. |