AMBIENTE  SIGNIFICATIVO  D’APPRENDIMENTO:

PERSONE, RUOLI, PROCESSI  E  RELAZIONI .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Callout 3: STILI  COGNITIVI  ALUNNO
CONCORDANZA/DISCORDANZA
STILI  D’INSEGNAMENTO
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

INDIVIDUALIZZAZIONE  DELL’APPRENDIMENTO

 

Condizioni  generali  alla base dell’ INDIVIDUALIZZAZIONE  dell’APPRENDIMENTO:

 

1.    Professionalità  Docente

  1. Rete dei Sostegni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Callout 3: La definizione di una Rete di Rapporti con gli Enti Territoriali, è quasi un imperativo categorico nella Scuola dell’Autonomia,  il modellamento del percorso educativo deve cioè poggiare  sulle Risorse Territoriali, sia in termini Culturali che pratici, collegandosi    alla vita reale della Città o del Paese in cui la scuola è ubicata.

Il Territorio come mappa Culturale e Umana da  imparare a Leggere, Comprendere ed Usare.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


DOCENTE    MEDIATORE

 

Tale Docente nella  Prassi Didattica  applica la cosiddetta:

PEDAGOGIA DELLA  MEDIAZIONE

 
 

 

 

 

 


La Pedagogia  della Mediazione è un Modello elaborato a partire dall’Osservazione dell’Attività  Educativa che si attua in un gruppo Sociale.

 

Gli studiosi che hanno maggiormente contribuito alla sua definizione sono:

            VYGOTSKY, BRUNER, FEUERSTEIN,

che hanno  individuato una serie di Interazioni  che favoriscono l’Apprendimento sia dei Bambini che degli Adulti.

                               MEDIAZIONE

 

Si intende la possibilità che un Adulto, ha di organizzare, prevedere e analizzare le interazioni necessarie all’Educabilità  Cognitiva  e Affettiva dei Discenti.

 
 

  

 

 

 

 

 

 

                               IL  MEDIATORE

Egli agisce in modo  che tutte le Informazioni divengano Conoscenze: ciò significa che offre ai discenti la possibilità di imparare a Interpretare, Organizzare e Strutturare le Informazioni ricevute dall’Ambiente e, di conseguenza, la possibilità di rendersi Autonomi nell’Apprendimento e di Adattarsi, con Flessibilità a tutte le Situazioni Nuove.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                La Pedagogia della Mediazione diventa dunque Pedagogia del Processo di

Comunicazione, che diventa più ricco ed Intenzionale.

 

 

L’Apprendimento  Mediato

 

La crescita Cognitiva è legata all’intervento consapevole dei Mediatori, sia in Famiglia, che a scuola che nell’ambiente sociale, quanta più Mediazione ha ricevuto un Individuo tanto maggiore sarà il suo Sviluppo Cognitivo. Ovviamente è valido anche l’esatto contrario.

 
 

 

 

 

 

 


               

               

 

 

 

 

 

 

L’Insegnante Mediatore (IM) seleziona e organizza gli Stimoli, anticipa Situazioni, Predispone Attività Mirate, porta gli allievi alla Metacognizione, cioè alla capacità di Conoscere, Esplicitare e Controllare le proprie Strategie di Pensiero, anche utilizzando il Confronto con quelle degli altri.

L’IM costruisce con gli allievi i principi di Generalizzazione ( primo avvio all’Astrazione), sollecita la formazione di Bridging – trasposizione dei principi a situazioni reali.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


               

 

L’Insegnante Mediatore (IM) seleziona e organizza gli Stimoli, anticipa Situazioni, Predispone Attività Mirate, porta gli allievi alla Metacognizione, cioè alla capacità di Conoscere, Esplicitare e Controllare le proprie Strategie di Pensiero, anche utilizzando il Confronto con quelle degli altri.

L’IM costruisce con gli allievi i principi di Generalizzazione ( primo avvio all’Astrazione), sollecita la formazione di Bridging – trasposizione dei principi a situazioni reali.

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’alunno è coinvolto come protagonista in un processo di Crescita Cognitiva e Sociale continua, nel quale l’individuo riesce a Generalizzare, a Confrontare  situazioni, a costruire una Rete di Relazioni, a diventare Automediatore della propria Conoscenza.

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


               

 

 

 

 

 

Ogni situazione di un siffatto processo d’Insegnamento/Apprendimento coinvolge i seguenti tre elementi:

Insegnante/Mediatore AllievoOggetto dell’Apprendimento.

 

Callout 3: Criteri di 
Mediazione
Callout 3: Funzioni 
Cognitive
Callout 3: Contenuto
 

 

 

 

 

Callout 3: Strutture di
Presentazione
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Callout 3:    Affettività

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Dal precedente schema l’attività dell’insegnante/mediatore  è regolata da:

 

1.     Criteri di Mediazione

 

2.     Funzioni Cognitive

 

 

 

 

1.     Criteri di Mediazione

 

Ø      Intenzionalità e Reciprocità:  l’insegnante esplicita e/o esercita, tendendo a far esplicitare, gli obiettivi e le intenzioni cognitive di ogni momento di Insegnamento/Apprendimento, verificandone la comprensione e l’adesione degli allievi.

 

Ø      Trascendenza:  il lavoro cognitivo va al di del momento contingente, collegandosi con il lavoro fatto precedentemente e prefigurando occasioni future in cui l’abilità acquisita potrà essere utilizzata.

 

Ø      Significato: L’attività deve avere un “Senso” per l’allievo, sia come possibilità di comprensione, sia come sistemazione nelle strutture cognitive possedute.

 

Ø      Competenza: Insistendo sul lavoro metacognitivo si rende l’allievo consapevole del suo Funzionamento Mentale, dei suoi punti di Forza e di Debolezza, si verifica come tutti abbiano delle Potenzialità.

 

Ø      Regolazione e Controllo del Comportamento: Creando un ambiente favorevole all’Apprendimento Mediato si aiuta a controllare l’Impulsività (il motto: “Un Momento sto pensando”) e atteggiamenti non positivi per il singolo e la classe.

 

Ø      Condivisione: Include la capacità di Relazione, il saper vivere in gruppo, il saper ascoltare ed essere ascoltati.

 

Ø      Cooperazione: finalizzata alla capacità di lavoro in gruppo per scopi precisi, con metodi definiti e con strumenti idonei.

 

Ø      Individualità e Differenziazione Psicologica:  è finalizzato sia al riconoscimento delle caratteristiche positive e negative di ciascuno, sia al loro utilizzo come risorsa positiva per il gruppo, sia al favorire il nascere e lo sviluppo del Pensiero Creativo e Divergente.

 

Ø      Ricerca-Pianificazione-Conseguimento di uno scopo: è finalizzato alla necessità che ognuno individui il suo progetto personale ed impari a perseguirlo tenacemente, partendo dalle esperienze concrete del lavoro scolastico.

 

 

 

 

Ø      Sfida a Se Stessi e Ricerca della  Novità e della Complessità: è finalizzato a far superare la Rigidità Cognitiva, ad Incoraggiare la Curiosità Intellettuale e al non farsi scoraggiare dalle difficoltà apparenti o reali.

 

 

 

Ø      Modificabilità Ottimismo- Appartenenza: sono il compendio della Pedagogia della Mediazione: ogni soggetto può e deve pensarsi ed essere pensato come Modificabile, può essere produttore di informazioni, può essere creativo.

 

2.     Funzioni Cognitive

 

                Esse si calano sulla  suddivisione in tre fasi dell’Atto Mentale: Input, Elaborazione ed Output.

Per ciascuna di esse Feuerstein ha individuato delle Funzioni Cognitive attraverso le quali si può “realizzare” l’Atto Mentale.

            L’ IM e il discente possono così verificare, in caso d’errore, in quale punto il processo mentale si è interrotto o ha realizzato una procedura non corretta, possono riflettere sulla natura dell’errore, utilizzandolo positivamente e stimolando il Pensiero Divergente.

            E’ interessante la concretizzazione in microcomportamenti che le Funzioni Cognitive operano in ogni fase dell’Atto Mentale, rendendo coscienti modalità, strategie e processi mentali.

 

         E’ evidente che  una tale prassi didattica tende a valorizzare l’aspetto Metacognitivo dell’apprendimento, inteso come capacità personale e regolativa d’uso delle funzioni cognitive e come selezione e pianificazione di procedure adatte alla soluzione del compito.

 

         Erroneamente a volte si è ritenuto che la metacognizione fosse inapplicabile nei casi di ritardo mentale, lieve o medio, o comunque nei casi di funzioni cognitive ridotte, invece il punto di vista deve essere rovesciato e il  docente di sostegno come quello curriculare  deve formarsi al nuovo ruolo di mediatore cognitivo proprio per adempiere al dettato professionale che lo vincola al mondo della scuola.

 

         E perciò importante fare una breve disamina degli aspetti dell’apprendimento secondo la  Didattica  Metacognitiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DIDATTICA    METACOGNITIVA

 

 

   La psicologia cognitiva ha focalizzato nel corso dei suoi studi  i fattori che intervengono nel processo d’Apprendimento in tre gruppi principali:

 

 

 

 

 


APPRENDIMENTO

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LE    CONOSCENZE

 

Casella di testo: Sono da  intendere            NON  SOLO COME  DATI  
ma  anche come
	    OPERAZIONI  necessarie  per CONOSCERE
                                                                      
 
  SISTEMA   INTEGRATO
DI  FATTI  E DI OPERAZIONI
 





                                                                                                         

 

 

 

 

 

 

 

LA  MOTIVAZIONE

                                                                               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L’ ORGANIZZAZIONE

  Si  concretizza in:

 

A            PROGRAMMAZIONE    (Planning)

 

B            CAPACITA’  DECISIONALE

 

PROGRAMMAZIONE 

         Inizia con il  riconoscimento del FATTO come  PROBLEMA.

            Prosegue con la SCELTA  tra    

         PIANI D’AZIONE  che fanno

          parte delle CONOSCENZE

                     POSSEDUTE.

CREAZIONE  di nuovi  PIANI

  ( PROBLEM  SOLVING)

 

 

 

 

CAPACITA’  DECISIONALE

 

 

 

ü    METODO  di  SOLUZIONE

ü    CONTROLLO  OPERAZIONI

ü    INTERVENTI  MODIFICA

PERCORSO

 

 
 


L’ ORGANIZZAZIONE

                                                                                    

Opera  sulla

      SCELTA

 
                                                                                                                  

Casella di testo:  CONSAPEVOLEZZA

STRATEGIE  DI CONTROLLO
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

               COMPONENTI DELLA DIDATTICA  METACOGNITIVA

 

v   I  PIANI

v   LE  STRATEGIE DI CODIFICA

v   INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO COOPERATIVI

v   CONOSCENZE  SPECIFICHE

 

I  PIANI

 

Sequenze generali di  Operazioni che permettono allo studente di lavorare in modo sistematico alla soluzione di un problema scolastico.

 

PLANNING                Elaborazione  di queste sequenze di operazioni.

 

Differenze tra Piano e Task Analysis

 

 Task Piano Analysis

 

 

 

 

   Piano

    

 

 

Esempio:        Lettura ad alta voce di Parole:

         Passo 1:      Guarda la Parola

         Passo 2:      Individua il gruppo di Segni che dovrai Leggere

         Passo 3:      Pronuncia il Gruppo di Segni

         Passo 4:      Pronuncia l’intera Parola

 
 

 

 

 

 


                                  

        

Casella di testo: Processo di Scomposizione  di un Comportamento Complesso in una serie di Componenti  variamente legate.
Casella di testo: Definisce un Metodo Sistematico per raggiungere l’ Obiettivo  Didattico
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


PLANNING

PROBLEM    SOLVING

E’ una Funzione Cerebrale mediata dai lobi frontali

E’ un sistema di Apprendimento

E’ un meccanismo di controllo esecutivo

E’ basato su regole e su sistemi di Simboli che vanno appresi

E’ un attivatore del Problem Solving

 

E’ mirato all’azione e alla realizzazione pratica

Consiste nell’attivazione di Processi Cognitivi.

Riguarda Contenuti e Conoscenze.

Riguarda Azioni Future

Riguarda il Presente

E’ costituito da Piani Generali

Consiste nell’esecuzione di Piani Specifici

E’ guidato dall’Esame Sistematico delle Informazioni  che entrano nel Sistema.

E’ una procedura che può essere insegnata

Tratto da: Ashman-Conway, Guida alla Didattica Metacognitiva,Erickson 1991    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INSEGNAMENTO  E  APPRENDIMENTO  COOPERATIVI

 

DOCENTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALUNNO

 

 

 

 
 


v    Descrive Oralmente il Piano e una sua possibile

Applicazione.

v    Applica Strategie appropriate per i Compiti

v    Valuta la Comprensibilità e Fattibilità del Piano

v    Si responsabilizza per il Ruolo Attivo che assume, decide circa il  “Perché” e il “Quando” studiare.

v    Sviluppa  Motivazione  Intrinseca

v    Insieme al docente:

valuta la Qualità della Didattica e

l’Efficacia dell’Apprendimento

 

v    Creare  dei Piani

v    Identificare Strategie appropriate per i Compiti

v    Sottoporre il Piano all’alunno e  verificarne la Comprensibilità e Fattibilità.

v    Definire il “Che Cosa” Insegnare e il “Come” farlo.

v    Insieme all’alunno:

valutare la Qualità della Didattica e

l’Efficacia dell’Apprendimento

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONOSCENZE  SPECIFICHE

 

La  METACOGNIZIONE    non  è  una ulteriore disciplina

      Scolastica.

 

I  PIANI  e  le  STRATEGIE  di  CODIFICA

Entrano a far parte del Programmazione e costituiscono  un elemento

basilare della Lezione

 

IL   DOCENTE

  Organizza la sua LEZIONE  sulla STRATEGIA di CODIFICA    SIMULTANEA  o  SERIALE in funzione del tipo di Problema e del conseguente Piano di Risoluzione. 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


GLI  STILI COGNITIVI  E  L’APPRENDIMENTO

 

         Nella  considerazione delle variabili individuali, sia docente che discente, un posto privilegiato occupano le ricerche sugli stili cognitivi.

 Le considerazioni successive sono tratte dai lavori del Gruppo MT nato da una idea del Prof. Cesare Cornoldi nel 1976.

La sigla MT sta ad indicare che un Apprendimento non è realmente Significativo se non è in grado di mantenersi nel Tempo - Memoria e di applicarsi a nuovi  contesti Transfer.

Questo gruppo di studio ha prodotto un  cospicuo gruppo di materiali dedicati alla scuola.

 

         GLI STILI COGNITIVI

 

La prima idea che ci viene in mente riguarda soggetti più o meno abili, potremmo parlare  di Differenze Quantitative (Maggiore o Minore Abilità) in opposizione alla Differenze Qualitative che sono quelle di Soggetti con pari Abilità  ma con differenti profili delle Sotto Abilità  interessate.

 

Dicendolo con le Teorie Multicomponenziali dell’Intelligenza, si può riconoscere una Abilità Linguistica e una Abilita Visuo-Motoria, due profili diversi a parità di Intelligenza totale misurata con le scale d’Intelligenza (WISC).

Il concetto di Abilità non equivale certo al concetto di Stile Cognitivo definito invece più dinamicamente come 

“ tendenza ad applicare in modo Stabile e Costante nel Tempo una determinata classe di Strategie

 

Ci dovrà essere una varietà di situazioni, non solo scolastiche  ma anche sociali, in cui applico con preferenza tali Strategie.

 

La seconda condizione  è data dalla Stabilità nel Tempo della preferenza, cioè anche nel Passato dovrei aver preferito quella classe di Strategie per risolvere problemi.

 

         Alcuni autori ritengono che è bene valorizzare lo Stile Cognitivo di un individuo ma è anche necessario proporgli in Ambito Scolastico una serie di Compiti che lo impegnino su stili diversi da lui poco usati.

 
 


        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         Gli autori del gruppo MT hanno definito cinque Stili Cognitivi, riconducibili a corrispondenti momenti di Elaborazione delle Informazioni

(i due aggettivi  si riferiscono alle due polarità dello stile):

 

I.                  Stile Sistematico - Intuitivo:

          riguarda la maniera di classificare e formulare ipotesi da parte di un

          individuo.

          Descrive l’interazione

          tra Processi Cognitivi                  Strategia di approccio al problema 

          e  processi Emotivi  e di Personalità                   Intuitivo

(** Fotocopia  pag. 148-149)

 

II.               Stile Globale-Analitico:

          interessa l’aspetto percettivo con preferenza  per l’Insieme

          o per il Dettaglio.

(** Fotocopia  pag. 163-164-166)

 

III.           Stile Impulsivo-Riflessivo:

         riguarda i Processi decisionali e  interessa l’avvio immediato o no dell’azione, dell’avvenuta o della mancata inibizione degli elementi irrilevanti o di quelli che per primi vengono alla mente.

Sono condizioni che inducono ad un certo modo di Decidere, di Pianificare la risposta, di Scegliere la maniera per affrontare il compito.

(** Fotocopia  pag. 177-178)

 

IV.            Stile Verbale-Visuale:

         questo stile si rifà alla classica distinzione  fra Verbalizzatori e Visualizzatori, è trasversale a vari compiti cognitivi, la Percezione, la Memoria, e le preferenze di Risposta.

La Memoria gioca un ruolo centrale nello Stile, dal momento che si può presumere che le Conoscenze siano Immagazzinate, per Quantità e Tipo, funzionalmente allo stile.  Inoltre lo Stile agisce particolarmente sulla modalità di  recupero dei ricordi.

(** Fotocopia  pag. 193-194)

 

V.               Stile Pensiero Divergente-Convergente :

v    Pensiero Convergente si sviluppa verso mete Logiche di tipo  Consequenziale su cui convergono altre catene di Pensiero.

v    Il  Pensiero  Divergente  sviluppa invece percorsi autonomi, che anche se non consequenziali  possono produrre soluzioni originali e creative.

 

 

 

 

CONCLUSIONI

 

         La Promozione del Successo Formativo ( NEL RISPETTO DI TUTTE LE DIVERSITA’) richiede uno sforzo dell’istituzione scuola, perlomeno su due livelli:

a)    Organizzativo

b)    Didattico

  che assicurano, dopo una attenta lettura delle Esigenze Formative di ciascun alunno, i percorsi Individualizzati  più congruenti con il grado di Crescita Culturale e Sociale raggiunto.

 

         Il Docente in questa prospettiva dovrebbe mutare il proprio profilo professionale  per  formarsi alle Conoscenze e Competenze che caratterizzano il Mediatore, cioè colui che è in grado di promuovere nell’ALUNNO così come nell’adulto Situazioni Cognitive e Relazionali significative sia sul versante dei Contenuti Cognitivi  che della padronanza delle Abilità Relazioni necessarie per acquisirli.

 

         Un siffatto processo d’Insegnamento/Apprendimento garantisce sul piano della prassi ciò che la norma enuncia sul piano del Diritto, cioè il Blocco della trasformazione delle Diversità in Difficoltà d’Apprendimento e della Disabilità in Handicap.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

Mediazione  Cognitiva

 

1.     Feuerstein Reuven, Non accettarmi come sono, Sansoni, 1995

2.     Bonansea G., Damnotti S., Picco A., Oltre l’insuccesso scolastico, S.E.I, Torino, 1986

3.     Damnotti S., Come si può insegnare l’intelligenza, Giunti e Lisciani, Teramo, 1993

4.     Vygotskij L.S., Pensiero e linguaggio, Giunti e Barbera, 1966

5.     Lisbeth Dixon-Krauss (a cura di), Vygotskij nella classe, Erickson, 1998

6.     AA.VV., Scienza cognitiva e educazione, Bollati Boringhieri, Torino, 1992

7.     Ashman A.F., Conway Robert N.F, Guida alla didattica metacognitiva, Erckson, 1994

8.     Gardner H., Formae mentis, Feltrinelli, 1991

9.     Vianello R., Cornoldi  C.,  Metacognizione disturbi di apprendimento e handicap,  Edizioni Junior, 1996

10. Vianello R., Cornoldi C.,  Stili di insegnamento, stili di apprendimento e handicap, Juvenilia, Bergamo,1991

11. Cornoldi C., De Beni Rossana, Gruppo MT, Imparare a studiare, Erickson, Trento, 1993

12.  Vianello R., Cornoldi C., Handicap, memoria e apprendimento, Juvenilia, Bergamo, 1989

13. Gibson B.P. e Govendo B.L., Intelligenze multiple in classe: applicazioni didattiche e educative, in  Difficoltà di apprendimento,vol.5, n.4, aprile 2000, Erickson.