AMBIENTE
SIGNIFICATIVO D’APPRENDIMENTO:
PERSONE, RUOLI, PROCESSI E
RELAZIONI .
INDIVIDUALIZZAZIONE DELL’APPRENDIMENTO
Condizioni
generali alla base dell’ INDIVIDUALIZZAZIONE dell’APPRENDIMENTO:
1.
Professionalità Docente
DOCENTE MEDIATORE
Tale Docente nella
Prassi Didattica applica la
cosiddetta:
PEDAGOGIA DELLA MEDIAZIONE
La Pedagogia
della Mediazione è un Modello elaborato a partire dall’Osservazione
dell’Attività Educativa che si attua in
un gruppo Sociale.
Gli studiosi che hanno maggiormente contribuito alla
sua definizione sono:
VYGOTSKY, BRUNER, FEUERSTEIN,
che hanno
individuato una serie di Interazioni
che favoriscono l’Apprendimento sia dei Bambini che degli Adulti.
Si intende la
possibilità che un Adulto, ha di organizzare, prevedere e analizzare le
interazioni necessarie all’Educabilità
Cognitiva e Affettiva dei
Discenti.
MEDIAZIONE
Egli agisce in modo che tutte le Informazioni divengano
Conoscenze: ciò significa che offre ai discenti la possibilità di imparare
a Interpretare, Organizzare e Strutturare le Informazioni ricevute
dall’Ambiente e, di conseguenza, la possibilità di rendersi Autonomi
nell’Apprendimento e di Adattarsi, con Flessibilità a tutte le Situazioni
Nuove.
IL MEDIATORE
La Pedagogia della Mediazione diventa dunque Pedagogia del Processo di
Comunicazione, che diventa più ricco ed Intenzionale.
La crescita Cognitiva è legata all’intervento consapevole dei Mediatori,
sia in Famiglia, che a scuola che nell’ambiente sociale, quanta più
Mediazione ha ricevuto un Individuo tanto maggiore sarà il suo Sviluppo
Cognitivo. Ovviamente è valido anche l’esatto contrario.
L’Insegnante Mediatore
(IM) seleziona
e organizza gli Stimoli, anticipa Situazioni, Predispone Attività
Mirate, porta gli allievi alla Metacognizione, cioè alla capacità di
Conoscere, Esplicitare e Controllare le proprie Strategie di Pensiero,
anche utilizzando il Confronto con quelle degli altri. L’IM costruisce con gli allievi i principi di
Generalizzazione ( primo avvio all’Astrazione), sollecita la formazione di
Bridging – trasposizione dei principi a situazioni reali.
L’Insegnante Mediatore
(IM) seleziona
e organizza gli Stimoli, anticipa Situazioni, Predispone Attività
Mirate, porta gli allievi alla Metacognizione, cioè alla capacità di
Conoscere, Esplicitare e Controllare le proprie Strategie di Pensiero,
anche utilizzando il Confronto con quelle degli altri. L’IM costruisce con gli allievi i principi di
Generalizzazione ( primo avvio all’Astrazione), sollecita la formazione di
Bridging – trasposizione dei principi a situazioni reali.
L’alunno è coinvolto
come protagonista in un processo di Crescita Cognitiva e Sociale continua,
nel quale l’individuo riesce a Generalizzare, a Confrontare situazioni, a costruire una Rete di
Relazioni, a diventare Automediatore della propria Conoscenza.
Ogni
situazione di un siffatto processo d’Insegnamento/Apprendimento coinvolge i
seguenti tre elementi:
Insegnante/Mediatore – Allievo – Oggetto dell’Apprendimento.
Dal precedente schema l’attività
dell’insegnante/mediatore è regolata da:
1. Criteri di Mediazione
2. Funzioni Cognitive
1. Criteri di Mediazione
Ø Intenzionalità e Reciprocità: l’insegnante esplicita e/o esercita, tendendo a far esplicitare, gli
obiettivi e le intenzioni cognitive di ogni momento di
Insegnamento/Apprendimento, verificandone la comprensione e l’adesione degli
allievi.
Ø Trascendenza: il lavoro cognitivo va al di del momento contingente, collegandosi con
il lavoro fatto precedentemente e prefigurando occasioni future in cui
l’abilità acquisita potrà essere utilizzata.
Ø Significato: L’attività deve avere un “Senso” per l’allievo, sia
come possibilità di comprensione, sia come sistemazione nelle strutture
cognitive possedute.
Ø Competenza: Insistendo sul lavoro metacognitivo si
rende l’allievo consapevole del suo Funzionamento Mentale, dei suoi punti di
Forza e di Debolezza, si verifica come tutti abbiano delle Potenzialità.
Ø Regolazione e Controllo del Comportamento:
Creando un ambiente
favorevole all’Apprendimento Mediato si aiuta a controllare l’Impulsività (il
motto: “Un Momento sto pensando”) e atteggiamenti non positivi per il singolo e
la classe.
Ø Condivisione: Include la capacità di Relazione, il saper vivere in
gruppo, il saper ascoltare ed essere ascoltati.
Ø Cooperazione: finalizzata alla capacità di lavoro in gruppo
per scopi precisi, con metodi definiti e con strumenti idonei.
Ø Individualità e Differenziazione Psicologica: è finalizzato sia al riconoscimento delle caratteristiche positive e
negative di ciascuno, sia al loro utilizzo come risorsa positiva per il gruppo,
sia al favorire il nascere e lo sviluppo del Pensiero Creativo e Divergente.
Ø Ricerca-Pianificazione-Conseguimento di uno scopo:
è finalizzato alla
necessità che ognuno individui il suo progetto personale ed impari a
perseguirlo tenacemente, partendo dalle esperienze concrete del lavoro
scolastico.
Ø Sfida a Se Stessi e Ricerca della Novità e della Complessità: è finalizzato a far
superare la Rigidità Cognitiva, ad Incoraggiare la Curiosità Intellettuale e al
non farsi scoraggiare dalle difficoltà apparenti o reali.
Ø Modificabilità –
Ottimismo- Appartenenza: sono il compendio della Pedagogia della Mediazione: ogni soggetto può e
deve pensarsi ed essere pensato come Modificabile, può essere produttore di
informazioni, può essere creativo.
2. Funzioni Cognitive
Esse si calano sulla
suddivisione in tre fasi dell’Atto Mentale: Input, Elaborazione ed
Output.
Per ciascuna di esse Feuerstein ha individuato delle
Funzioni Cognitive attraverso le
quali si può “realizzare” l’Atto
Mentale.
L’ IM e il discente possono così
verificare, in caso d’errore, in quale punto il processo mentale si è
interrotto o ha realizzato una procedura non corretta, possono riflettere sulla
natura dell’errore, utilizzandolo positivamente e stimolando il Pensiero
Divergente.
E’
interessante la concretizzazione in microcomportamenti che le Funzioni Cognitive
operano in ogni fase dell’Atto Mentale, rendendo coscienti modalità, strategie
e processi mentali.
E’ evidente che una tale prassi
didattica tende a valorizzare l’aspetto Metacognitivo dell’apprendimento,
inteso come capacità personale e regolativa d’uso delle funzioni cognitive e
come selezione e pianificazione di procedure adatte alla soluzione del compito.
Erroneamente a volte si è ritenuto che
la metacognizione fosse inapplicabile nei casi di ritardo mentale, lieve o
medio, o comunque nei casi di funzioni cognitive ridotte, invece il punto di
vista deve essere rovesciato e il
docente di sostegno come quello curriculare deve formarsi al nuovo ruolo di mediatore
cognitivo proprio per adempiere al dettato professionale che lo vincola al mondo
della scuola.
E perciò importante fare una breve
disamina degli aspetti dell’apprendimento secondo la Didattica
Metacognitiva.
La psicologia cognitiva ha focalizzato nel corso dei
suoi studi i fattori che intervengono
nel processo d’Apprendimento in tre gruppi principali:
APPRENDIMENTO
LE CONOSCENZE
LA MOTIVAZIONE
L’
ORGANIZZAZIONE
Si
concretizza in: A
PROGRAMMAZIONE (Planning) Inizia con il riconoscimento
del FATTO come PROBLEMA. Prosegue con la SCELTA tra
PIANI D’AZIONE che fanno parte delle CONOSCENZE POSSEDUTE. CREAZIONE di nuovi
PIANI CAPACITA’ DECISIONALE ü
METODO di
SOLUZIONE ü
CONTROLLO OPERAZIONI ü
INTERVENTI MODIFICA PERCORSO
B CAPACITA’ DECISIONALE
PROGRAMMAZIONE
L’
ORGANIZZAZIONE
Opera sulla
SCELTA
COMPONENTI DELLA DIDATTICA METACOGNITIVA
v
I PIANI
v
INSEGNAMENTO
E APPRENDIMENTO COOPERATIVI
Sequenze generali di
Operazioni che permettono allo studente di lavorare in modo
sistematico alla soluzione di un problema scolastico. PLANNING Elaborazione di queste
sequenze di operazioni. Differenze tra Piano
e Task Analysis Task
Piano Analysis Piano Esempio:
Lettura ad alta voce di Parole: Passo
1: Guarda la Parola Passo
2: Individua il gruppo di
Segni che dovrai Leggere Passo
3: Pronuncia il Gruppo di
Segni Passo
4: Pronuncia l’intera Parola
E’ una Funzione Cerebrale mediata dai lobi frontali |
E’ un sistema di Apprendimento |
E’ un meccanismo di controllo esecutivo |
E’ basato su regole e su sistemi di Simboli che vanno appresi |
E’ un attivatore del Problem Solving |
|
E’ mirato all’azione e alla realizzazione pratica |
Consiste nell’attivazione di Processi Cognitivi. Riguarda Contenuti e Conoscenze. |
Riguarda Azioni Future |
Riguarda il Presente |
E’ costituito da Piani Generali |
Consiste nell’esecuzione di Piani Specifici |
E’ guidato dall’Esame Sistematico delle Informazioni che entrano nel Sistema. |
E’ una procedura che può essere insegnata |
|
v
Descrive Oralmente il
Piano e una sua possibile Applicazione. v
Applica Strategie
appropriate per i Compiti v
Valuta la
Comprensibilità e Fattibilità del Piano v
Si responsabilizza per
il Ruolo Attivo che assume, decide circa il
“Perché” e il “Quando” studiare. v
Sviluppa Motivazione Intrinseca v
Insieme al docente: valuta
la Qualità della Didattica e l’Efficacia
dell’Apprendimento v
Creare dei Piani v
Identificare Strategie
appropriate per i Compiti v
Sottoporre il Piano
all’alunno e verificarne la
Comprensibilità e Fattibilità. v
Definire il “Che Cosa”
Insegnare e il “Come” farlo. v
Insieme all’alunno: valutare
la Qualità della Didattica e l’Efficacia
dell’Apprendimento
La METACOGNIZIONE non è
una ulteriore disciplina Scolastica. I
PIANI e le
STRATEGIE di CODIFICA Entrano a far parte del
Programmazione e costituiscono un
elemento basilare della Lezione IL
DOCENTE Organizza la sua LEZIONE sulla STRATEGIA di CODIFICA SIMULTANEA o
SERIALE in funzione del tipo di Problema e del conseguente Piano di
Risoluzione.
GLI STILI COGNITIVI E
L’APPRENDIMENTO
Nella considerazione delle variabili individuali,
sia docente che discente, un posto privilegiato occupano le ricerche sugli
stili cognitivi.
Le
considerazioni successive sono tratte dai lavori del Gruppo MT nato da una idea
del Prof. Cesare Cornoldi nel 1976.
La sigla MT sta ad indicare che un Apprendimento non è realmente
Significativo se non è in grado di mantenersi nel Tempo - Memoria e di
applicarsi a nuovi contesti Transfer.
Questo gruppo di studio ha prodotto un
cospicuo gruppo di materiali dedicati alla scuola.
GLI STILI COGNITIVI
La prima idea che ci
viene in mente riguarda soggetti più
o meno abili, potremmo parlare
di Differenze
Quantitative (Maggiore o Minore Abilità) in opposizione
alla Differenze
Qualitative che sono quelle di Soggetti con pari Abilità ma con differenti profili delle Sotto
Abilità interessate. Dicendolo con le Teorie
Multicomponenziali dell’Intelligenza, si può riconoscere una Abilità
Linguistica e una Abilita
Visuo-Motoria, due profili diversi a parità di Intelligenza totale
misurata con le scale d’Intelligenza (WISC). Il concetto di Abilità non equivale certo al
concetto di Stile Cognitivo definito invece più dinamicamente come “ tendenza ad applicare in modo
Stabile e Costante nel Tempo una determinata classe di Strategie” Ci dovrà essere una varietà di situazioni, non
solo scolastiche ma anche sociali,
in cui applico con preferenza tali Strategie. La
seconda condizione è data dalla Stabilità nel Tempo della preferenza,
cioè anche nel Passato dovrei aver
preferito quella classe di Strategie per risolvere problemi. Alcuni autori ritengono che è bene
valorizzare lo Stile Cognitivo di un individuo ma è anche necessario proporgli in Ambito
Scolastico una serie di
Compiti che lo impegnino su stili diversi da lui poco usati.
Gli autori del gruppo MT hanno definito cinque Stili Cognitivi, riconducibili a
corrispondenti momenti di Elaborazione
delle Informazioni
(i due aggettivi si riferiscono alle due polarità dello stile):
I.
Stile Sistematico -
Intuitivo:
riguarda la maniera di classificare e formulare ipotesi da parte di un
individuo.
Descrive l’interazione
tra Processi Cognitivi Strategia di approccio al
problema
e processi Emotivi e di Personalità Intuitivo
(** Fotocopia pag. 148-149)
II.
Stile Globale-Analitico:
interessa l’aspetto
percettivo con preferenza per l’Insieme
o per il Dettaglio.
(** Fotocopia pag. 163-164-166)
III.
Stile Impulsivo-Riflessivo:
riguarda i Processi decisionali e interessa l’avvio immediato o no dell’azione,
dell’avvenuta o della mancata inibizione degli elementi irrilevanti o di quelli
che per primi vengono alla mente.
Sono condizioni che inducono
ad un certo modo di Decidere, di
Pianificare la risposta, di Scegliere la maniera per affrontare il compito.
(** Fotocopia pag. 177-178)
IV.
Stile Verbale-Visuale:
questo stile si rifà alla
classica distinzione fra Verbalizzatori e Visualizzatori, è
trasversale a vari compiti cognitivi, la Percezione, la Memoria, e le
preferenze di Risposta.
La Memoria gioca un ruolo centrale nello Stile, dal momento che si può
presumere che le Conoscenze siano
Immagazzinate, per Quantità e Tipo, funzionalmente allo stile. Inoltre lo Stile agisce particolarmente
sulla modalità di recupero dei ricordi.
(** Fotocopia pag. 193-194)
V.
Stile Pensiero
Divergente-Convergente :
v
Pensiero Convergente si sviluppa verso mete Logiche di tipo Consequenziale su cui convergono altre catene
di Pensiero.
v Il Pensiero Divergente
sviluppa
invece percorsi autonomi, che anche
se non consequenziali possono produrre soluzioni originali e
creative.
La Promozione del Successo Formativo ( NEL RISPETTO DI
TUTTE LE DIVERSITA’) richiede uno sforzo dell’istituzione scuola, perlomeno
su due livelli:
a)
Organizzativo
b)
Didattico
che assicurano, dopo una attenta lettura
delle Esigenze Formative di ciascun alunno, i percorsi Individualizzati più congruenti con il grado di Crescita
Culturale e Sociale raggiunto.
Il Docente in questa prospettiva dovrebbe mutare il proprio
profilo professionale per formarsi alle Conoscenze e Competenze che
caratterizzano il Mediatore, cioè colui che è in grado di promuovere
nell’ALUNNO così come nell’adulto Situazioni Cognitive e Relazionali
significative sia sul versante dei Contenuti Cognitivi che della padronanza delle Abilità Relazioni
necessarie per acquisirli.
Un siffatto processo d’Insegnamento/Apprendimento garantisce
sul piano della prassi ciò che la norma enuncia sul piano del Diritto, cioè il
Blocco della trasformazione delle Diversità in Difficoltà d’Apprendimento e
della Disabilità in Handicap.
BIBLIOGRAFIA
Mediazione Cognitiva
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Picco A., Oltre l’insuccesso scolastico,
S.E.I, Torino, 1986
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Giunti e Lisciani, Teramo, 1993
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1966
5. Lisbeth Dixon-Krauss (a cura
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Erickson, 1998
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N.F, Guida alla didattica metacognitiva,
Erckson, 1994
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handicap, Edizioni Junior, 1996
10. Vianello R., Cornoldi
C., Stili
di insegnamento, stili di apprendimento e handicap, Juvenilia, Bergamo,1991
11. Cornoldi C., De Beni
Rossana, Gruppo MT, Imparare a studiare,
Erickson, Trento, 1993
12. Vianello R., Cornoldi C., Handicap, memoria e apprendimento, Juvenilia, Bergamo, 1989
13. Gibson B.P. e Govendo B.L., Intelligenze multiple in classe: applicazioni
didattiche e educative, in
Difficoltà di apprendimento,vol.5, n.4, aprile 2000, Erickson.